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Riscoperta e celebrazione: gli Oscar del vino cooperativo tornano in scena

Il mondo del vino italiano si appresta a vivere un momento di grande importanza con la 6^ edizione del “Premio Nazionale Gino Friedmann”, un evento che celebra l’eccellenza della cooperazione vitivinicola. Questo riconoscimento avrà luogo sabato 29 settembre presso il Palazzo della Partecipanza Agraria di Nonantola, in provincia di Modena. Quest’anno, 43 etichette provenienti da 9 importanti cantine cooperative italiane competono per aggiudicarsi uno dei 10 “Oscar” del vino cooperativo, un tributo al fondatore del movimento cooperativo vitivinicolo italiano, Gino Friedmann.

La cooperazione gioca un ruolo cruciale nella produzione vinicola italiana, con circa il 60% del vino made in Italy proveniente da cantine cooperative. Dati recenti mostrano che nella top 10 delle più grandi aziende vinicole italiane, ben la metà è costituita da cooperative. Attualmente, in Italia operano 498 cantine cooperative, che vantano 148.000 soci e generano un fatturato di circa 4,3 miliardi di euro, pari al 40% del fatturato nazionale del settore. Questo modello di business non solo supporta quasi 10.000 posti di lavoro, ma si distingue anche per la sua leadership nelle Denominazioni di Origine Protetta (DOP) e nelle Indicazioni Geografiche Protette (IGP). È interessante notare che il 90% del Teroldego, l’80% del Soave, il 62% del Valpolicella e il 50% del Montepulciano sono prodotti da cooperative, secondo i dati forniti da ISMEA.

L’importanza del premio gino friedmann

Il “Gran Nazionale Premio Vino della Cooperazione – Gino Friedmann” è stato istituito per mettere in evidenza questa straordinaria realtà sociale, culturale ed economica, promuovendo i vini di alta qualità che nascono da esse. L’evento è organizzato dall’associazione culturale “ÆMILIA Storie di territori e di comunità”, che ha scelto di intitolare il premio a Gino Friedmann per onorare il suo contributo fondamentale alla nascita e allo sviluppo del movimento cooperativo nel settore vitivinicolo.

La giuria del premio è composta da esperti del settore, tra cui Giorgio Melandri, figura di spicco del giornalismo enogastronomico, e professionisti come Leila Salimbeni (Spirito Divino), Adriano Rioli (AIS Modena), Michele Palermo e Antonio Previdi (Slow Food). Gli esperti hanno degustato le 43 etichette in gara in modalità cieca, valutando parametri come tipicità, classicità, stile e rapporto qualità-prezzo. Le etichette provengono da diverse regioni, tra cui l’Emilia Romagna, con nomi noti come Cantine di Carpi e Sorbara, Caviro, Cevico, Riunite CIV, Santa Croce, Terra di Brisghella e Valtidone, e anche da regioni come il Veneto e l’Abruzzo, con Valpolicella Negrar e Tollo.

Un’opportunità di riflessione

L’assegnazione dei premi non sarà solo un momento di celebrazione per i vincitori, ma anche un’importante opportunità di riflessione su come comunicare la realtà del vino cooperativo italiano a un pubblico sempre più vasto. Come sottolineato da Giorgio Melandri, “La narrazione del vino cooperativo, e della cooperazione in generale, fatica ad uscire allo scoperto nonostante il bagaglio di valori e di identità che la caratterizza.” Questo è un deficit narrativo e culturale che deve essere colmato con un racconto inclusivo, che parli di una filiera sana e di qualità.

Il premio Friedmann si propone quindi di raccontare le storie e i valori dietro ai vini cooperativi, promuovendo una narrazione che vada oltre la semplice degustazione. La qualità complessiva dei vini in gara è solo un pretesto per avviare un discorso più ampio che coinvolga tutta la filiera, dai produttori ai consumatori, in un dialogo che valorizzi l’importanza della cooperazione e delle pratiche sostenibili nel settore vitivinicolo.

In un contesto globale dove la sostenibilità e la qualità sono diventati criteri fondamentali per il successo commerciale, il movimento cooperativo vitivinicolo italiano potrebbe rappresentare un esempio da seguire per molti. Con la sua capacità di unire persone, risorse e competenze, il modello cooperativo non solo contribuisce a una produzione vinicola di alta qualità, ma promuove anche un approccio etico e responsabile alla viticoltura.

La cerimonia di premiazione di sabato sarà quindi un evento non solo per celebrare i migliori vini, ma anche per promuovere una maggiore consapevolezza del valore del vino cooperativo, sottolineando l’importanza della storia, della cultura e della comunità che stanno dietro a ogni bottiglia. Con un’attenta comunicazione e l’impegno di tutti gli attori coinvolti, il futuro del vino cooperativo italiano potrebbe riservare sorprese sempre più interessanti.

Redazione Vinamundi

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