Il vino

Quali sono i vini italiani più costosi?

Esplorare il vino italiano significa scoprire la ricchezza del suo territorio e il grande impegno di moltissimi produttori, ma quali sono i vini italiani più costosi?

L’Italia, celebre per essere una delle patrie del vino con una storia vinicola millenaria, offre una vasta gamma di vini apprezzati in tutto il mondo. La diversità del territorio, le condizioni climatiche e le tecnologie innovative facilitano la produzione di vini, che è ricca e pregiata. La qualità del vino è garantita da un sistema di denominazioni di origine che regolamenta la produzione vinicola che si distingue in: DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita), DOC (Denominazione di Origine Controllata) e IGT (Indicazione Geografica Tipica).

I vini italiani più costosi

La tradizione vitivinicola risale a più di 4.000 anni fa. Le principali regioni vinicole sono la Toscana, il Piemonte, il Veneto, la Sicilia, la Puglia e il Trentino-Alto Adige. L’Italia è il Paese produttore di alcuni dei vini più pregiati a livello internazionale. Esplorare il vino italiano significa scoprire la ricchezza del suo territorio e il grande impegno di moltissimi produttori, ma quali sono i vini italiani più costosi?

Vino | Canva – Vinamundi.it

Il portale mondiale Wine Searcher, che monitora i prezzi dei vini di tutto il mondo, ha stilato la classifica The Most Expensive Italian Wines elencando le bottiglie più care d’Italia, ecco quali sono. 

La classifica

Nella graduatoria troviamo eccellenze provenienti da tutto il territorio e in particolare dalla Toscana e dal Piemonte.

  • Barbaresco Crichët Pajé di Roagna (1.053 euro). Falstaff ha descritto l’annata 2014 come “rosso granato brillante e denso. Al naso, aromi di anice e zafferano, un po’ di tabacco, poi lamponi e prugna. Al palato, un’esplosione di sapore… che termina con note di lampone e tartufo“.
  • Alla posizione numero due troviamo il Masseto al prezzo di 948 euro a bottiglia. Il Masseto è un Merlot prodotto dalla Tenuta dell’Ornellaia dei Frescobaldi. Secondo Wine Enthusiast l’annata 2020 è “un labirinto di aromi… da more e ciliegie nere a pietre frantumate e petali accartocciati, prima di una delicata aggiunta di vaniglia e cocco tostato… Un vino che parla a gran voce senza urlare“.
  • Al terzo posto c’è il Barolo Brunate Riserva di Giuseppe Rinaldi a 882 euro a bottiglia. DoctorWine ha descritto l’annata 1974 come “un vivace colore granato… Timo, rosmarino, liquirizia, sentori balsamici, quasi resinosi, all’interno di un intricato profilo olfattivo, tipico di un Barolo di Brunate, il vigneto da cui proviene… Un piccolo capolavoro“.
  • In quarta posizione c’è il Barolo Otin Fiorin Piè Franco Michel di Cappellano (824 euro a bottiglia).
  • Al quinto posto troviamo l’Amarone della Valpolicella Classico Riserva di Giuseppe Quintarella (741 euro). Falstaff ha descritto l’annata 2009 come “Rubino potentemente brillante. Naso invitante e pulito come la selce, mostra molte sfaccettature, succo di ciliegia scura, tè nero, dietro di esso raffinati componenti saporiti“.
  • Al sesto posto c’è l’Imeneus della Fattorie dei Dolfi a 716 euro a bottiglia.
  • Barolo di Roagna Il Pira Riserva (652 euro). Wine Enthusiast ha dichiarato l’annata 2006 con “stupefacenti aromi di bacche di bosco, pelle nuova, tabacco da pipa, rosa pressata e un leggero sentore di catrame“.
  • All’ottavo posto c’è il Barolo di Giuseppe Rinaldi (644 euro). Sul sito si legge: “Questo buon vecchio Barolo ha ricevuto un sacco di elogi, con un punteggio complessivo di 90 punti”.
  • Fattorie dei Dolfi, L Bruno de Venti Toscana IGT 644;
  • Barolo Le Rocche di Castiglione Falletto di Bruno Giacosa a 622 euro, prodotto solo tra il 1971 e il 1987.

Sul portale Wine Searcher si legge anche: “Nonostante sia celebrato come in altre parti rinomate del mondo quando si tratta del più costoso d’Italia, a differenza dei suoi pari, pochi arrivano a toccare la cifra di mille euro, anche se quasi tutti hanno visto i loro prezzi aumentare in modo incrementale negli ultimi dieci anni, quindi sembra plausibile che l’Italia possa un giorno unirsi ai ranghi di Borgogna e Napa“.

Giuliana Presti

Laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale. Scrivo di cinema, cultura e attualità. Amo la fotografia e la buona musica

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