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Mario Pezzotti svela i segreti del vigneto sperimentale TEA

Mario Pezzotti, professore di genetica agraria presso l’Università degli Studi di Verona e cofondatore di EdiVite s.r.l., sta guidando un progetto innovativo che potrebbe rivoluzionare la viticoltura europea. Il team ha avviato la prima messa a dimora in campo di viti Tea in Europa, situata nello spazio antistante Villa Eugenia, nel Veronese. Questo vigneto sperimentale ha recentemente attirato l’attenzione non solo per la sua importanza scientifica, ma anche per un episodio di vandalismo che ha colpito il sito tre mesi fa. Abbiamo intervistato il professor Pezzotti per scoprire di più sulle tecnologie alla base delle viti Tea e sullo stato della sperimentazione.

Tecniche di evoluzione assistita: un passo avanti nella viticoltura

Il concetto di TEA, o Tecniche di Evoluzione Assistita, rappresenta un avanzamento significativo nel campo della genetica agraria. Queste tecniche, conosciute anche come NGT (New Genomic Techniques) in Europa, permettono di effettuare una mutagenesi di precisione sul genoma delle piante. Utilizzando la tecnologia CRISPR/Cas9, i genetisti possono apportare modifiche specifiche al DNA delle varietà di vite, mirando a geni che conferiscono suscettibilità a patogeni come la peronospora e l’oidio. Questa innovazione è frutto del lavoro delle scienziate Jennifer Doudna ed Emmanuelle Charpentier, premiate con il Premio Nobel nel 2020 per la loro scoperta.

Pezzotti spiega che, a differenza delle varietà Piwi, che derivano da incroci tra Vitis vinifera e Vitis non vinifera per inserire geni di resistenza, le viti Tea sono piante modificate a livello genetico per diventare resistenti a malattie senza alterare la loro identità varietale. Le piante Piwi si caratterizzano per una miscela di geni delle due specie, mentre le viti TEA conservano il genoma della vite di partenza, con un solo gene modificato per conferire resistenza. Questo approccio consente di mantenere le caratteristiche organolettiche delle varietà tradizionali, come Chardonnay, Sangiovese o Corvina.

Stato della sperimentazione e prospettive future

Attualmente, la sperimentazione sta procedendo molto bene. Le piante impiantate il 30 settembre, nonostante il vandalismo subito nella notte tra il 12 e il 13 febbraio, sono tutte vive e vegete. Pezzotti esprime la sua soddisfazione per il risultato, sottolineando che l’inverno è stato superato e che la sperimentazione continuerà senza dover ricominciare da zero. La primavera porterà con sé la possibilità di valutare il grado di resistenza alla peronospora delle piante di Chardonnay modificate, un passo cruciale per il futuro del vigneto.

La fioritura delle viti avverrà tra il secondo e il terzo anno, momento in cui sarà possibile osservare la formazione dei grappoli. Pezzotti si aspetta di vedere grappoli simili a quelli di Chardonnay, e successivamente si procederà alla vinificazione per analizzare ulteriormente le caratteristiche del vino ottenuto. Oltre alla resistenza, sarà fondamentale verificare se le modifiche genetiche abbiano mantenuto intatta l’identità fenotipica e gustativa della varietà originale.

Impatto sulla produzione vitivinicola

L’impatto di queste innovazioni sulla produzione vitivinicola potrebbe essere notevole. Se le piante dimostreranno di essere effettivamente non suscettibili alla peronospora e all’oidio, si prevede una significativa riduzione del numero di trattamenti fitosanitari, attualmente necessari nelle zone umide del Nord Italia. Questo non solo migliorerebbe la sostenibilità ambientale, ma potrebbe anche portare a un risparmio economico per i viticoltori, che potrebbero pianificare un approccio più mirato alla gestione dei patogeni.

Pezzotti illustra anche la missione di EdiVite, startup innovativa e spin-off dell’Università di Verona, che punta a migliorare la vite attraverso l’editing genomico. L’obiettivo è ottenere piante identiche a quelle già coltivate, ma con caratteristiche vantaggiose, come la resistenza ai patogeni e la resilienza ai cambiamenti climatici. EdiVite, fondata nel 2020 da un gruppo di ricercatori e imprenditori, è ospitata all’interno del dipartimento di biotecnologie dell’ateneo. Tra un paio d’anni, la startup dovrà diventare un’entità autonoma, continuando la ricerca e la produzione di prototipi di viti migliorate.

Il lavoro di Pezzotti e del suo team rappresenta un esempio di come la scienza possa rispondere alle sfide della viticoltura moderna, cercando di garantire la sostenibilità sia ambientale che economica. Con il proseguire della sperimentazione e l’analisi dei risultati, si apre un futuro promettente per la viticoltura europea, che potrebbe beneficiare di tecnologie all’avanguardia e di una maggiore resilienza alle malattie e ai cambiamenti climatici.

Redazione Vinamundi

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