Il 2024 era stato accolto con ottimismo dagli operatori del settore vinicolo italiano, grazie a un export in costante crescita, ma il 2025 si preannuncia come un anno difficile. Le recenti statistiche dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) rivelano un incremento del valore totale delle esportazioni di vino italiano, che si attesta a +0,9%, ma con un rallentamento significativo, mentre i volumi di vendita continuano a mostrare un saldo negativo. In particolare, il mese di marzo aveva già segnato un decremento del -2,7%, suggerendo che il mercato potrebbe essere in una fase di stallo.
La situazione è ulteriormente complicata dall’implementazione dei dazi imposti dagli Stati Uniti. L’anticipazione di tali dazi aveva innescato una corsa agli acquisti nei mesi precedenti, creando un’illusione di stabilità che ora si sta dissipando. In effetti, il mese di aprile ha evidenziato un calo significativo delle esportazioni verso gli Stati Uniti, il mercato più importante per il vino italiano. Secondo l’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv), le esportazioni di vino italiano ad aprile hanno registrato una diminuzione del 7,5% in volume e del 9,2% in valore, traducendosi in quasi 154 milioni di euro. Inoltre, il prezzo medio del vino è sceso del 2%, attestandosi a 5,64 euro al litro.
Questi dati, raccolti durante il primo mese di applicazione dei dazi, rivelano una realtà preoccupante. Gli Stati Uniti, impegnati nella loro politica commerciale, hanno imposto dazi del 20% dal 2 all’8 aprile, che sono poi aumentati al 10%. Il valore complessivo delle esportazioni nei primi quattro mesi del 2025 si aggira intorno ai 666 milioni di euro, ma il trend non è incoraggiante. I volumi esportati nei primi quattro mesi dell’anno sono stati di 118 milioni di litri, il che suggerisce che il mercato sta affrontando una significativa contrazione.
L’analisi di Uiv mette in luce un dato ancor più allarmante: la caduta di aprile ha avuto effetti diretti sul consuntivo delle spedizioni verso gli Stati Uniti, che ora si trova in una situazione di galleggiamento, con un incremento a volume ridotto (+0,9%). Solo un mese prima, le esportazioni avevano mostrato un +12,5% a valore. Questo crollo è descritto da Uiv come un “crollo annunciato”, e il contesto si fa ancor più critico quando si osservano i mercati extra-europei. Infatti, si registra un -9% nei volumi e un -2,4% nei valori di esportazione.
Senza il supporto del mercato statunitense, la domanda extraeuropea subirebbe un decremento ancor più marcato, passando da -9% a -15% in termini di volume. La situazione appare allarmante anche in Asia, dove i mercati giapponese e cinese stanno vivendo una contrazione, sebbene la Corea del Sud stia mostrando segnali di crescita. La Russia, al contrario, ha registrato un crollo devastante del 65%. Anche il Regno Unito, che rappresenta il terzo mercato per il vino italiano, ha visto un calo del 5% in volume e oltre il 6% a valore.
In mezzo a questo panorama complesso, alcuni mercati si mantengono più stabili. Svizzera e Canada, che occupano rispettivamente il quarto e il quinto posto tra i principali acquirenti del vino italiano, sembrano reggere meglio la pressione, con il Canada che addirittura mostra una crescita in volume di oltre l’8%. Tuttavia, questa stabilità non è sufficiente a compensare le perdite nei mercati chiave.
Lamberto Frescobaldi, presidente di Uiv, ha commentato la situazione sottolineando l’importanza di analizzare i consumi effettivi piuttosto che limitarsi a guardare i dati sulle spedizioni. Ha evidenziato che gli squilibri di mercato sono sempre più evidenti e che sarà fondamentale affrontarli, soprattutto in vista della prossima vendemmia. La prossima assemblea nazionale, in programma per il 3 luglio, si concentrerà su queste problematiche chiave, cercando soluzioni per un mercato che appare sempre più volatile.
Il settore vinicolo, che ha da sempre rappresentato un simbolo dell’eccellenza italiana, si trova ora a dover affrontare sfide senza precedenti, che potrebbero avere ripercussioni a lungo termine sulla sua competitività internazionale. Con l’incertezza dei dazi e i cambiamenti nei gusti e nelle preferenze dei consumatori, capire come adattarsi a questa nuova realtà sarà cruciale per il futuro del vino italiano negli Stati Uniti e oltre. La capacità delle aziende vinicole di innovare e rispondere a queste dinamiche sarà la chiave per navigare attraverso queste acque turbolente e mantenere la propria posizione di rilievo nel mercato globale.
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