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L’export agroalimentare italiano supera i 40 miliardi di euro nel 2017

L’export agroalimentare italiano sta vivendo un periodo di straordinaria crescita, con previsioni che indicano un superamento della soglia dei 40 miliardi di euro nel 2017. Secondo le stime di Nomisma Agrifood Monitor, questa ascesa è sostenuta da un incremento del 6% rispetto all’anno precedente, un dato che riflette la forza e l’appeal dei prodotti italiani sui mercati internazionali.

Le regioni che trainano l’export

Le regioni che contribuiscono maggiormente a questo successo sono principalmente quattro: Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte. Queste aree, rinomate per la qualità e la varietà dei loro prodotti, rappresentano circa il 60% dell’export agroalimentare italiano. Ecco alcuni esempi delle specialità regionali:

  1. Emilia-Romagna: famosa per i suoi salumi e formaggi.
  2. Veneto: noto per i vini di alta qualità.
  3. Lombardia: con tradizioni culinarie e innovazione nel settore agroalimentare.
  4. Piemonte: celebre per i tartufi e la produzione di vino Barolo.

I prodotti simbolo del made in Italy

A spingere il settore verso nuovi record sono soprattutto i prodotti simbolo del “Made in Italy” alimentare. Vino, salumi e formaggi dovrebbero registrare un aumento delle esportazioni compreso tra il 7 e il 9% nel corso dell’anno. Questo trend positivo è alimentato non solo dalla qualità intrinseca dei prodotti, ma anche da una crescente domanda da parte di consumatori internazionali sempre più attenti alla provenienza e alla genuinità degli alimenti.

Mercati di destinazione e crescita

Analizzando i mercati di destinazione, si nota che i paesi extra-Ue mostrano tassi di crescita più elevati, sebbene rappresentino ancora meno del 35% del totale delle esportazioni italiane. Tra questi, Russia e Cina si distinguono con un incremento delle importazioni di prodotti agroalimentari italiani che supera il 20%. Sebbene il loro “peso” sul totale dell’export rimanga marginale (meno del 2%), la loro crescita rappresenta un segnale positivo per le aziende italiane che cercano di espandere la loro presenza in mercati emergenti.

I tradizionali mercati europei, come il Nord America e i paesi dell’Unione Europea, continuano a mantenere una buona performance, allineandosi con la media di settore. Questa diversificazione delle destinazioni d’export è cruciale per la stabilità del settore, in quanto riduce la dipendenza da singoli mercati e consente di mitigare i rischi legati a fluttuazioni economiche.

In conclusione, il futuro dell’export agroalimentare italiano appare luminoso, con margini di crescita ancora significativi e un potenziale inespresso che potrebbe essere attivato attraverso investimenti strategici e politiche di supporto. La sfida per il settore sarà quella di mantenere la qualità e l’eccellenza che lo contraddistinguono, garantendo al contempo una crescita inclusiva e sostenibile.

Redazione Vinamundi

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