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La Grola: il ritorno del vino ribelle della Valpolicella nella DOC

Negli ultimi decenni, il mondo del vino ha subito una trasformazione radicale, con molti produttori che hanno deciso di abbandonare i disciplinari tradizionali per puntare a una qualità che rispecchiasse il legame autentico con il territorio. È in questo contesto che sono nati i celebri Supertuscan, vini che hanno segnato una vera e propria rivoluzione nel panorama vitivinicolo italiano. Alcuni produttori storici, come Angelo Gaia e Roberto Anselmi, hanno fatto scelte audaci per esprimere al meglio l’essenza del loro territorio, rinunciando a denominazioni tradizionali.

il ritorno di grola nella doc

Nel 1997, Franco Allegrini ha compiuto una mossa simile, rinunciando alla denominazione di Valpolicella Classico Superiore per il suo vino più emblematico, La Grola. Già considerata una delle interpretazioni più affascinanti del territorio, la collina La Grola si erge come un’imponente formazione calcareo, plasmata da millenni di erosione. Questo luogo ha visto solo recentemente l’intervento umano, che ha adattato il paesaggio alla viticoltura e ha affrontato i cambiamenti climatici.

La posizione strategica della collina, vicina al lago di Garda e circondata dalle montagne a nord e dal fiume Adige, crea un microclima unico, ideale per la viticoltura. Tuttavia, quando Franco Allegrini ha deciso di rinnovare gli impianti di vitigni, ha rifiutato di seguire un disciplinare che obbligava l’uso di varietà di uve considerate poco qualitative. Questo ha comportato la declassificazione del vino a IGT Veronese, simile alle vicende storiche del Chianti Classico.

la nuova versione di grola

Con la vendemmia del 2022 e il rinnovato disciplinare di produzione, le circostanze sono finalmente mature per un ritorno al passato. Grola torna a essere protagonista nel panorama della Valpolicella. Francesco Allegrini, oggi alla guida dell’azienda di famiglia, ha descritto questa scelta come un atto d’amore nei confronti della denominazione e del territorio.

La nuova versione di Grola è un blend composto per il 70% da Corvina, 25% da Corvinone, con un’aggiunta di Rondinella. Le varietà Syrah e Oseleta sono state eliminate nel corso del tempo. Per la maturazione, la cantina utilizza botti di diverse dimensioni, dalle barrique alle botti da 85 hl, per conferire al vino una complessità e una profondità uniche.

un assaggio di grola ’22

Recentemente, abbiamo avuto l’opportunità di assaporare in anteprima Grola ’22. Questo vino ha perso l’articolo determinativo “La”, ora riservato solo alla collina. Il primo impatto con il vino ci ha immediatamente trasportato in Valpolicella.

  1. Colore: rubino vivace con riflessi trasparenti, richiamo alle uve Corvina di collina.
  2. Naso: profumi di ciliegia matura, freschezza di pepe nero e delicate sfumature floreali.
  3. Bocca: vino solido, con acidità ben presente che bilancia tannini evidenti, finale lungo e piacevolmente nervoso.

La tiratura di questo vino è di 45.000 bottiglie, già disponibili in una selezione di trattorie e osterie gourmet di Verona, con distribuzione prevista in tutto il mondo nei prossimi giorni.

Con il ritorno di Grola nella DOC Valpolicella, si segna un momento significativo per la storia vitivinicola della regione. Questo passo celebra non solo il passato, ma anche l’evoluzione e l’innovazione continua di un territorio che non smette mai di stupire. Grola, un vino che ha mantenuto la sua ribellione, ora torna a essere fedele alla sua origine, rappresentando un simbolo di resilienza e autenticità per la Valpolicella.

Redazione Vinamundi

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