Negli ultimi anni, il settore vinicolo ha vissuto un cambiamento significativo nei comportamenti dei consumatori. Se da un lato i consumi di vino sono in calo, dall’altro non si può affermare che il vino sia scomparso dalle tavole degli italiani e non solo. Infatti, il vino continua a ricoprire un ruolo importante nella cultura gastronomica, ma è necessario un cambio di paradigma: un approccio più “friendly” e meno liturgico.
Lorenzo Tersi, fondatore e CEO di LT Wine & Food Advisory, offre una riflessione interessante su questa tematica. Secondo lui, è fondamentale tornare a un consumo di vino più popolare e accessibile, allontanandosi da una visione edonistica e “nobile” che ha caratterizzato il settore in passato. Le sovrastrutture che hanno contribuito alla crescita del vino oggi rischiano di appesantirlo, trasformando l’esperienza di consumo in una cerimonia piuttosto che in un momento di convivialità.
Cosa significa tutto ciò? Significa che il vino deve tornare a essere un compagno del cibo, piuttosto che il protagonista indiscusso della tavola. Deve facilitare il dialogo, non monopolizzarlo. In altre parole, il vino deve diventare una chiave che apre le porte a un territorio, piuttosto che essere considerato l’obiettivo finale del viaggio gastronomico.
Uno dei problemi principali che influiscono sui consumi di vino è senza dubbio la questione economica. Negli ultimi anni, il potere d’acquisto delle famiglie ha subito un forte calo, con ripercussioni su molti settori, incluso quello vinicolo. I ricarichi elevati dalla cantina allo scaffale e, ancor di più, al tavolo del ristorante non incentivano certo gli ordini. Tersi sottolinea come, in questo contesto, sia essenziale rimettere al centro il valore culturale del vino.
La convivialità è un elemento intrinseco alla nostra cultura, che risale a epoche antiche, dagli Etruschi ai Romani, fino alle tradizioni delle liturgie religiose. È tempo di riscoprire il vino come un elemento di complemento al cibo, piuttosto che come un elemento distintivo. Questa visione è particolarmente evidente in alcune tendenze emergenti, come il crescente uso delle mezze bottiglie, che consentono di ridurre i costi e di assaporare una varietà di piatti.
Negli Stati Uniti, ad esempio, il consumo di vino al calice è diventato sempre più comune: oggi, sette americani su dieci ordinano vino in questo modo al ristorante. Un altro esempio proviene dalla Francia, dove al Marché Couvert Alimentaire Saint-Germain a Parigi, le mezze bottiglie stanno guadagnando popolarità, rendendo più accessibile l’esperienza vinicola a una clientela più ampia.
Il vino deve quindi tornare a essere un facilitatore del dialogo, un “ponte relazionale”, piuttosto che l’argomento principale della conversazione. Questo approccio si applica a tutti i livelli, dal lusso all’accessibilità. Pensiamo ai “Beach Club” brandizzati da grandi nomi come LVMH e Dolce & Gabbana, che uniscono design, vino e alta gastronomia, ma anche esperienze più popolari, come assaporare un calice di Lambrusco con un Culatello di Zibello in Emilia Romagna. In questi casi, il vino diventa una scusa per visitare un territorio e vivere momenti di piacere, senza essere l’obiettivo principale dell’esperienza.
Nonostante le sfide, non è il caso di disperarsi. Tersi ricorda che il vino non è un “cavallo morto”: si beve ancora, anche se in modo diverso. È fondamentale che il settore sia in grado di interpretare questo cambiamento nei consumi e nei consumatori, gestendo al contempo il proprio cambiamento interno e strutturale.
Un aspetto chiave è la creazione di conglomerati di marchi, un passo necessario per rimanere competitivi. Le aziende vinicole italiane, ad esempio, stanno iniziando a collaborare per distribuire i loro prodotti in mercati come quello statunitense, un modo per aumentare la visibilità e il volume di affari. Oggi, le prime 125 aziende del vino italiano rappresentano il 65% del business, a fronte di circa 33.000 imprese che imbottigliano.
In questo contesto di globalizzazione, è vitale avere strumenti e strategie adeguate per affrontare le sfide e cogliere le opportunità. La dimensione e la forza sono cruciali per navigare in un mercato in continua evoluzione, in cui il vino può ancora svolgere un ruolo centrale nella nostra vita sociale e culturale.
Il vino, insomma, è non solo una bevanda, ma un elemento di connessione e di esperienza. Il suo futuro dipende dalla capacità di adattarsi e di evolvere, mantenendo sempre vivi i legami con le tradizioni e il territorio.
Il 19 giugno 2025, il Museo Mille Miglia di Brescia diventerà il palcoscenico di un…
Si è conclusa con grande entusiasmo la nuova edizione del Girotonno, la kermesse gastronomica internazionale…
Il progetto Morellino del Cuore si riconferma come un'importante iniziativa dedicata alla celebrazione del Morellino…
Nel cuore dell'Enotria, la Calabria si presenta come un tesoro enologico ricco di storia e…
Il decreto legge sulla sicurezza ha finalmente ricevuto l'approvazione definitiva dal Senato, dopo un lungo…
La bellezza di Frascati, una delle gemme dei Castelli Romani, è da sempre legata alla…