Negli ultimi anni, il dibattito sulla relazione tra alcol e salute ha assunto toni sempre più accesi, con spinte neo proibizioniste e salutiste che cercano di limitare o persino eliminare il consumo di alcol, non solo l’abuso. Le posizioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono state chiare e ripetute, sottolineando i rischi associati al consumo di bevande alcoliche. In questo contesto, la recente scoperta di bottiglie di vino in vendita in alcune farmacie nel savonese ha suscitato un’ondata di polemiche.
Questa vendita, come confermato dalle autorità competenti, è avvenuta in modo perfettamente legale. Il presidente dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Savona, Giovanni Zorgno, ha spiegato che il decreto 357 del 1988 consente la vendita di vino e altri alimenti speciali in farmacia, a patto che non vengano venduti ai minori. Tuttavia, questa legalità non ha placato le critiche, in particolare da parte dell’Associazione familiari vittime della strada di Modena, che ha espresso la propria contrarietà.
Gianni Testino, presidente della Società Italiana Alcologia, ha commentato la situazione affermando che vendere vino in una farmacia non è etico. Secondo Testino, le farmacie dovrebbero essere istituzioni dedicate alla salute pubblica e la vendita di alcolici invierebbe un messaggio contraddittorio ai giovani, che spesso vengono avvertiti sui pericoli del bere. La sua posizione è supportata da dati preoccupanti: ogni anno, circa dieci casi di cancro possono essere attribuiti al consumo di alcol.
Il dibattito si infiamma ulteriormente quando si considera la storicità del vino nella cultura e nella medicina. Un tempo, il vino era considerato un rimedio efficace per una varietà di malattie. Nel Cinquecento, il letterato e medico Andrea Bacci, nel suo trattato “De naturali vinorum historia”, lodava le proprietà benefiche del vino, mentre Giacomo Profetto, un medico-filosofo siciliano, ne esaltava le qualità curative in un’opera dedicata alla natura dei diversi tipi di vino. Questi scritti riflettono un’epoca in cui il vino era visto non solo come un alimento, ma anche come una cura per vari disturbi, dalla digestione alle affezioni respiratorie.
Tuttavia, il contesto attuale è radicalmente diverso. L’approccio moderno alla salute riconosce i rischi associati al consumo di alcol, considerandolo più un veleno che un rimedio. Studi scientifici hanno evidenziato il legame tra l’assunzione di alcol e una serie di problemi di salute, tra cui:
Questo ha portato a un’attenzione crescente verso la necessità di educare il pubblico sui pericoli dell’alcol, specialmente nelle fasce più giovani della popolazione.
La questione del vino in farmacia si inserisce in una discussione più ampia riguardante la responsabilità sociale delle istituzioni. Le farmacie hanno un ruolo fondamentale nel promuovere la salute e il benessere, e la loro associazione con la vendita di alcolici può sollevare interrogativi sul messaggio che si desidera inviare alla comunità. È infatti cruciale considerare come le scelte commerciali possano influenzare le abitudini e le percezioni della popolazione.
La polemica si amplifica quando si guarda all’impatto che la vendita di vino in farmacia potrebbe avere sui giovani. In un’epoca in cui i giovani sono già esposti a una serie di messaggi contrastanti riguardanti il consumo di alcol, l’aggiunta di un punto vendita in una farmacia potrebbe essere vista come una legittimazione della bevanda alcolica, complicando ulteriormente gli sforzi per educare le nuove generazioni sui rischi legati all’alcol.
In conclusione, il dibattito sul vino in farmacia è solo uno dei tanti aspetti di una questione più ampia riguardante il consumo di alcol e la salute pubblica. Mentre i dati scientifici continuano a mettere in evidenza i pericoli dell’alcol, è fondamentale che le istituzioni, i professionisti della salute e la comunità lavorino insieme per trovare un equilibrio tra il diritto di vendere e il dovere di proteggere la salute pubblica.
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