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Il vino come motore della rivoluzione sostenibile nel settore agroalimentare

Il settore vitivinicolo italiano si trova in un momento cruciale, affrontando sfide come i cambiamenti climatici e le fluttuazioni di mercato. Tuttavia, sta emergendo un concetto fondamentale: il “vino buono, pulito e giusto”. Questo approccio non solo valorizza la qualità del vino, ma si allinea perfettamente con l’idea di un’agricoltura biologica e sostenibile, ponendo l’accento sulla salute del suolo, della biodiversità e del paesaggio. In un’epoca in cui i consumatori sono sempre più attenti all’impatto ambientale delle loro scelte alimentari, il vino ha l’opportunità di posizionarsi come protagonista di questa nuova narrazione.

Il ruolo delle nuove generazioni

Le nuove generazioni, pur mostrando un interesse ridotto per il vino, manifestano una forte passione per l’ambiente. Questo rappresenta un’opportunità per il settore vitivinicolo di rivendicare un ruolo centrale nella tutela dei territori, delle colline e dei borghi. Il vino non è solo una bevanda; è un elemento culturale che racconta storie di tradizione, comunità e sostenibilità. La bellezza dei paesaggi vinicoli italiani, spesso riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, è un chiaro esempio di come il vino possa contribuire alla salvaguardia ambientale.

La Slow Wine Fair e la sostenibilità

Un esempio di come il vino possa guidare questa rivoluzione è rappresentato dalla “Slow Wine Fair”, che si svolge a BolognaFiere. Questo evento, giunto alla sua quarta edizione, è organizzato in collaborazione con Slow Food e presenta un’ampia gamma di produttori che aderiscono ai principi del “Manifesto del vino buono, pulito e giusto”. Quest’anno, la fiera ha posto particolare attenzione sulla sostenibilità del packaging e sulla logistica della filiera vitivinicola. Con oltre 1.050 espositori provenienti da tutte le regioni italiane e da 30 paesi, l’evento ha visto la partecipazione di oltre 157 cantine estere, di cui più del 50% sono certificate biologiche o biodinamiche. Circa 6.000 etichette sono state messe in degustazione per appassionati e professionisti del settore.

Integrazione tra eventi e sfide future

La “Slow Wine Fair” si affianca a “Sana Food”, un altro evento dedicato alle pratiche alimentari sostenibili. Con 250 aziende espositrici, il salone rappresenta una vetrina per il biologico e il naturale. Entrambi gli eventi si stanno affermando come punti di riferimento per i professionisti del settore horeca e retail, promuovendo un modello di produzione e consumo che rispetti l’ambiente e la salute.

Gianpiero Calzolari, presidente di BolognaFiere, ha evidenziato l’importanza di integrare i due eventi, sottolineando come il mondo della ristorazione debba prestare attenzione alla qualità di ciò che si mangia e si beve. In un contesto di crisi sistemica, è fondamentale ripensare le pratiche agricole e di consumo, con un focus particolare sul ruolo del vino nella trasformazione dei territori. Giancarlo Gariglio, coordinatore della “Slow Wine Coalition”, ha affermato che il vino può e deve diventare una “macchina virtuosa”, capace di guidare un cambiamento significativo nell’agroalimentare.

Conclusione: verso un futuro sostenibile

Il contributo del vino biologico all’export agroalimentare italiano è significativo, con un valore di oltre 5 miliardi di euro. Questo settore, in continua crescita, rappresenta una risorsa vitale per l’economia del Paese e un esempio di come la sostenibilità possa tradursi in successo commerciale. Con una crescente consapevolezza ambientale e un impegno collettivo, il vino ha l’opportunità di guidare una rivoluzione felice e sostenibile nell’agroalimentare, abbracciando un futuro in cui qualità e sostenibilità vanno di pari passo.

Redazione Vinamundi

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