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Il prezzo minimo del vino: perché UIV si oppone e teme per i produttori

Il dibattito sul prezzo minimo del vino è tornato al centro dell’attenzione, grazie alla proposta avanzata dalle interprofessioni francesi nell’ambito della nuova Politica Agricola Comune (PAC). Questa proposta mira a stabilire delle linee guida per l’introduzione di un prezzo minimo per le uve, il vino e i mosti destinati alla produzione di prodotti a Denominazione di Origine (DO) o Indicazione Geografica (IG). Secondo il presidente di Unione Italiana Vini (UIV), Lamberto Frescobaldi, tale iniziativa potrebbe avere conseguenze devastanti per il mercato vinicolo europeo.

Le preoccupazioni di UIV

Frescobaldi ha manifestato forti preoccupazioni riguardo a questa iniziativa, definendola un “artificio non legato al mercato”. La sua posizione è chiara: il prezzo di un prodotto deve essere determinato dalla domanda e dall’offerta, non da imposizioni esterne. “Non vorrei che queste raccomandazioni penalizzassero i produttori – ha dichiarato Frescobaldi – generando un effetto boomerang che compromette la redditività del comparto, già provato da anni difficili.”

Rischi concreti dell’introduzione del prezzo minimo

L’analisi condotta da UIV mette in luce diversi rischi concreti legati all’introduzione di un prezzo minimo:

  1. Distorsioni di mercato: Se i prezzi sono sottostimati, i produttori potrebbero subire danni significativi e i margini di guadagno potrebbero ridursi.
  2. Diminuzione dei consumi: Un prezzo minimo sovrastimato potrebbe portare a un eccesso di offerta sul mercato, compromettendo l’equilibrio economico delle aziende vinicole.
  3. Pratiche ingannevoli: L’introduzione di un prezzo minimo potrebbe incentivare pratiche scorrette nella distribuzione, creando tensioni lungo la filiera del vino.

Impatto sulla concorrenza e sulla sostenibilità

Un altro punto critico sollevato da UIV è rappresentato dalle limitazioni alla concorrenza. L’implementazione di un prezzo minimo rischia di compromettere l’efficienza del mercato, rendendo difficile per i produttori affrontare la concorrenza, sia a livello nazionale che internazionale. Questo è particolarmente rilevante in un contesto globale caratterizzato da dinamiche in continua evoluzione.

In vista del prossimo trilogo autunnale a Bruxelles, dove la proposta sarà al centro delle discussioni relative al mini-pacchetto normativo sull’Organizzazione Comune dei Mercati (OCM), UIV ha ribadito l’importanza di misure strutturali e non emergenziali. Frescobaldi ha sottolineato la necessità di un confronto basato sulla sostenibilità economica reale del settore, piuttosto che su strumenti potenzialmente dannosi per la competitività del vino europeo.

Il mercato del vino in Europa, che rappresenta una parte fondamentale della cultura e dell’economia agricola, sta affrontando sfide significative, tra cui cambiamenti climatici, fluttuazioni dei consumi e l’impatto della pandemia di COVID-19. I produttori necessitano di strumenti adeguati per affrontare le incertezze economiche e per continuare a investire in qualità e innovazione.

In conclusione, la posizione di UIV, espressa da Lamberto Frescobaldi, è chiara: una proposta di prezzo minimo per il vino non solo stravolgerebbe le dinamiche di mercato, ma potrebbe anche avere effetti disastrosi per i produttori, minando la competitività del settore vinicolo europeo. Il futuro del vino in Europa deve essere costruito su basi solide, che rispettino le leggi del mercato e incoraggino l’innovazione e la qualità, piuttosto che su misure che possano rivelarsi controproducenti.

Redazione Vinamundi

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