Il vino contemporaneo si distingue come un’entità complessa e affascinante, frutto di un atto agricolo che trascende la mera produzione, trasformandosi in un’arte capace di creare armonia tra uomo e natura. Questo concetto è al centro del “Manifesto di Noto”, un documento che intende ridefinire il significato del vino nel contesto moderno, enfatizzando il suo valore culturale e sociale. In un’epoca di rapidi cambiamenti e sfide globali, il manifesto si propone come un faro per un’industria vinicola chiamata a confrontarsi con un presente in continua evoluzione.
La filosofia del vino contemporaneo racchiude un legame profondo con il passato, ma è anche aperta al futuro. Essa è polifonica, poiché include una pluralità di voci, culture, territori e identità, rispettando la complessità di ognuno. Questa apertura si traduce in un manifesto che accoglie le contaminazioni e le diversità, non solo nei consumi, ma anche nelle tecnologie e nelle pratiche agricole. Gli obiettivi principali includono:
In questo contesto, il “Manifesto di Noto” è stato redatto da una comunità di opinion leader durante un incontro alla cantina Buonivini a Noto, un luogo simbolo della cultura vinicola siciliana. Tra i partecipanti, esperti provenienti da vari settori del made in Italy, tra cui accademici, artisti e rappresentanti del giornalismo vinicolo, hanno contribuito a elevare il vino a bene culturale e patrimonio comune.
Il manifesto si articola attorno a otto punti chiave, ciascuno dei quali sottolinea l’importanza di un approccio responsabile e consapevole nella produzione e nel consumo del vino. Al centro della discussione c’è una nuova idea di contemporaneità, un dialogo continuo tra conoscenze tradizionali e innovazione tecnologica. La viticoltura è vista non solo come un’attività produttiva, ma come una pratica che:
Uno dei momenti salienti dell’incontro a Noto è stato il talk “Contemporary Wineries”, moderato da Ottavia Casagrande. Durante questo incontro, Roberta Ceretto, presidente della storica cantina Ceretto, ha condiviso la sua esperienza su come la Cappella del Barolo sia diventata un simbolo dell’arte contemporanea nelle Langhe, contribuendo alla promozione del territorio. Altri relatori, come Arturo Pallanti di Castello di Ama e Tiziana Frescobaldi, hanno messo in evidenza il legame tra vino e arte, sottolineando come l’arte possa diventare un veicolo di espressione e innovazione.
Il secondo talk, “Contemporary Wineries and More”, ha esplorato l’evoluzione dei consumi nel mondo beverage. Attori del settore come Arianna Occhipinti e Cecilia Carbone hanno discusso pratiche agricole innovative, come la biodinamica e la diversificazione della produzione. È emersa la consapevolezza che le aziende agricole possono:
La presenza di professionisti come Andrea Farinetti e Pietro Russo ha arricchito il dibattito, ponendo l’accento sulle sfide attuali e sulle opportunità future del settore.
In un contesto in cui il mondo del vino è influenzato da cambiamenti economici, sociali e ambientali, il “Manifesto di Noto” si propone come un documento di riflessione e impegno. La scelta di Noto come luogo di presentazione non è casuale; questa città è simbolo della bellezza siciliana e rappresenta un ideale punto d’incontro tra vino, territorio e identità culturale.
Con la conclusione di questo incontro, il “Manifesto di Noto” si erge come un invito a tutti gli attori della filiera vinicola a partecipare attivamente a una conversazione che mira a creare una maggiore consapevolezza e responsabilità riguardo al vino contemporaneo. Alessio Planeta ha espresso l’auspicio che il manifesto possa diventare uno spazio permanente di discussione, per affrontare insieme le sfide future e valorizzare il vino come generatore di bellezza, cultura e socialità.
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