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Il governo britannico ignora l’allerta della WSTA sui dazi sul vino

L’aumento delle accise su vino e alcolici, che entrerà in vigore il 1° febbraio 2025 nel Regno Unito, ha suscitato forti preoccupazioni tra produttori e consumatori britannici, già colpiti da un significativo incremento delle tasse nel 2023. La Wine and Spirits Trade Association (WSTA) ha espresso indignazione per la situazione attuale, accusando il governo di ignorare gli allarmi e le richieste formulate dall’associazione.

Miles Beale, amministratore delegato della WSTA, ha messo in evidenza le gravi conseguenze di queste politiche fiscali. In un’intervista a The Drinks Business (TDB), ha dichiarato: “Chiediamo nuovamente al governo di non commettere errori. Questo non è solo un aumento delle tasse per i consumatori, ma un onere aggiuntivo per le imprese.” Beale ha sottolineato che l’impatto economico varierà da azienda ad azienda, ma ha avvertito che alcuni dei principali rivenditori potrebbero affrontare perdite multimilionarie.

L’impatto delle nuove accise

Un esempio significativo è rappresentato da The Wine Society, il club del vino più antico del mondo, che ha dichiarato a TDB che le nuove accise peseranno per circa 3,5 milioni di sterline nel 2025. Questo caso evidenzia quanto possa essere impattante l’aumento delle accise per i player del settore.

La revisione della tassazione sul vino, effettuata dal Tesoro britannico, si concentra sulle bottiglie con una gradazione alcolica compresa tra l’11,5% e il 14,5%, una fascia che rappresenta l’85% delle vendite di vino nel Regno Unito. Ad esempio, un vino rosso con una gradazione alcolica del 14,5% vedrà il proprio dazio aumentare da 2,67 a 3,21 sterline per bottiglia, un incremento del 20%. Se si considerano anche gli aumenti delle accise introdotti nel 2023, l’aumento totale raggiunge il 44%.

Risposte dei rivenditori e strategie alternative

In risposta a questi aumenti, i rivenditori potrebbero cercare di proteggere i propri clienti orientandosi verso vini a bassa gradazione alcolica. Sebbene questa strategia possa ridurre i costi, corre il rischio di limitare la varietà di vini disponibili, privando i consumatori di alcuni dei loro prodotti preferiti.

Quando la WSTA è stata consultata sulla revisione dei dazi, ha suggerito di adottare una soluzione più semplice, introducendo due fasce fiscali ancorate a un punto medio. Tuttavia, Beale ha confermato che “il governo non ha mai voluto ascoltarci”. Nonostante le sfide poste dalle nuove accise, il settore ha contribuito con oltre 76 miliardi di sterline all’economia del Regno Unito nel 2022, sostenendo 413mila posti di lavoro.

Opportunità per il vino sfuso

Un segmento di mercato che potrebbe beneficiare di questa situazione è il vino sfuso. Richard Lloyd, ex amministratore delegato di Encirc Beverages, ha affermato che la flessibilità dell’ABV (Alcohol By Volume) per i vini sfusi consente di abbassare il contenuto alcolico, affrontando le nuove imposte. Diverse aziende stanno già riducendo il tasso alcolico dei loro vini; ad esempio, l’Hardy Stamp Shiraz Cabernet ha abbassato la gradazione dal 13,5% all’11,5%.

I viticoltori hanno a disposizione diversi metodi per moderare i livelli di alcol già nel vigneto e altre tecniche possono essere adottate in cantina. Le aziende produttrici di vino sfuso nel Regno Unito hanno l’opportunità di sfruttare tecnologie di dealcolizzazione per capitalizzare l’aumento della domanda a seguito delle nuove accise.

In conclusione, sebbene le nuove accise rappresentino una sfida per il settore vinicolo, offrono anche l’opportunità di ripensare il sistema e abbracciare nuove idee e opportunità di crescita. Come ha sottolineato Lloyd, “ora non è il momento per il settore di aggrapparsi alle vecchie convinzioni”.

Redazione Vinamundi

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