Il vino

I nomi curiosi del vino italiano e internazionale: ecco quali sono

Scopri i nomi più curiosi e sorprendenti dei vini italiani e internazionali: una panoramica tra etichette ironiche, riferimenti storici e originali strategie di marketing

La storia dei vini è ricca di curiosità e, in molti casi, anche di nomi davvero singolari, attribuiti per colpire, divertire o far riflettere. I nomi di alcuni vini italiani e stranieri riflettono l’umorismo, l’ironia e il marketing creativo che circondano questo mondo, a volte suggerendo riferimenti culturali o allusioni ironiche e altre volte evocando un luogo o un evento storico. Questa raccolta dei nomi più bizzarri di vini è un viaggio nelle etichette più insolite e nel modo in cui vengono scelti nomi curiosi per esprimere l’identità di un vino.

I nomi curiosi del vino italiano, ecco quali sono

Nero di Troia è uno dei vini più apprezzati in Puglia e Basilicata, ma il nome potrebbe far pensare a un riferimento equivoco, alludendo a una “troia” nel senso volgare. In realtà, il nome richiama l’antica città di Troia, celebrata nell’epica antica, e non ha nulla a che fare con significati impropri. Passando alla Toscana, un famoso vino dal nome provocatorio è Merlo della TopaNera, un Merlot prodotto a Montecarlo, vicino a Lucca, dall’azienda Gino Fuso Carmigiani. Qui, l’allusione è decisamente esplicita, unendo un gioco di parole legato alla fauna locale con una sfumatura pruriginosa.

I nomi curiosi del vino italiano e internazionale: ecco quali sono – Wikimedia Commons @Yozh – Vinamundi.it

 

Sempre in Toscana troviamo il Soffocone di Vincigliata, un blend di Sangiovese con Canaiolo e Colorino, prodotto da Bibi Graetz a Fiesole. Il nome fa riferimento all’atto della fellatio, come suggerito dall’etichetta stessa, che raffigura una donna inginocchiata, e si collega anche alla fama della zona, nota per essere un luogo di incontri discreti tra coppie. Un altro vino dal nome allusivo è il Boccadirosa dell’azienda Luretta di Felice Salamini, che ha voluto rendere omaggio alla Malvasia piacentina conferendole un bouquet di profumi intensi e una complessità unica, richiamando la celebre canzone di De André.

Nel Piemonte, troviamo invece un gioco di parole curioso con la Bonarda, che in una sua variante diventa Bernarda, un vino prodotto da Christian Trinchero, combinazione tra Barbera e Bonarda. L’etichetta stilizza un corpo femminile, e anche qui l’allusione è evidente. La Barbera resta un simbolo piemontese, e il produttore Giacomo Bologna ha lasciato un’impronta indelebile con i suoi vini Bricco della Bigotta e Bricco dell’Uccellone, dove però il riferimento è alla “vecchia signora” vicina di casa, soprannominata “l’usèlon” per il suo abbigliamento scuro.

In Toscana, un’altra etichetta che suscita curiosità è Lo Scopaio, un vino di Cabernet Sauvignon e Syrah. Anche se il nome può suggerire allusioni sessuali, in realtà fa riferimento a una località di Castagneto Carducci in provincia di Livorno, senza collegamenti pruriginosi.

In Veneto, il Prosecco prodotto dall’azienda Follador merita una menzione, non tanto per la lingua italiana quanto per il significato spagnolo del termine, che allude a un termine volgare legato alla sessualità. Infine, una linea di vini chiamata Vini Orgasmo racchiude diverse etichette, tra cui un Brunello e un Chianti. Il nome di questa linea, secondo i produttori, richiama la gioia e la vitalità associati alla nascita di una nuova vita.

Anche in Italia abbiamo una tradizione simile con l’Aquata o “vin d’li muort”, prodotto a Bovina in provincia di Foggia. Questo vino viene preparato per essere gustato il 2 novembre, durante la commemorazione dei defunti, rievocando l’antico uso di conservare il vino sottoterra. È una tradizione che unisce la spiritualità e il ricordo dei cari con la degustazione di un vino particolare, legato alla memoria e alla cultura.

Il mondo del vino è ricco di creatività e gioco, come dimostrano i tanti esempi di etichette curiose e nomi singolari che affascinano e intrattengono gli appassionati. Dai nomi provocatori dei vini italiani come Soffocone di Vincigliata e Boccadirosa, fino agli esemplari internazionali come Fat Bastard e Cojón de Gato, il marketing enologico si conferma un terreno fertile per l’inventiva. Questi vini, attraverso i loro nomi bizzarri, creano un’identità distintiva che va oltre il semplice piacere del palato, lasciando un’impronta memorabile anche nella mente di chi li sceglie.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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