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I Custodi del Lambrusco: la missione di elevare un grande vino italiano

Il Lambrusco, simbolo di convivialità e tradizione emiliana, sta vivendo una nuova fase di rinascita grazie all’iniziativa di ventisei produttori delle province di Modena e Reggio Emilia. Questi viticoltori hanno dato vita all’associazione “Custodi del Lambrusco” con l’intento di difendere e valorizzare l’essenza più pura di questo vino, diventato un ambasciatore dell’Emilia nel mondo. L’idea è stata formalizzata attraverso un Manifesto in otto punti, descritto dai fondatori come una “rivoluzione gentile” e una “svolta storica”, mirata a esaltare il valore autentico del Lambrusco senza compromessi.

un simbolo da custodire

Il logo dell’associazione, una chiave con un grappolo stilizzato, simboleggia la volontà di custodire e proteggere un tesoro che non è solo un vino, ma un’intera storia e cultura legata a un territorio ricco di tradizioni. La sede della presentazione alla stampa non è stata scelta a caso: il Museo Stanguellini di Modena, un luogo che celebra il patrimonio automobilistico emiliano, ha ospitato questo evento significativo. Le auto d’epoca esposte rappresentano un altro aspetto dell’identità emiliana, e i fondatori sperano che anche il Lambrusco possa diventare un simbolo di attrattiva per il territorio.

Fabio Altariva, presidente dei Custodi del Lambrusco, ha chiarito che l’associazione non intende creare conflitti con il Consorzio Tutela Lambrusco, ma piuttosto mantenere un dialogo aperto. Nonostante ciò, la decisione di uscire dal Consorzio ha sollevato qualche malumore all’interno del sistema Lambrusco. Questo gesto non è solo un atto simbolico, ma rappresenta una chiara volontà di intraprendere un percorso di valorizzazione e promozione della qualità del Lambrusco, ponendo un forte accento sulla filiera controllata.

la complessità del lambrusco

Il Lambrusco è un vino complesso, caratterizzato da una varietà di vitigni che non possono essere ridotti a un’unica categoria. “Non era facile mettere insieme aziende grandi, medie e piccole,” ha osservato Altariva, sottolineando l’importanza di unire forze diverse per promuovere un prodotto che rappresenta una vera e propria famiglia di vitigni. Antonio Previdi, ristoratore ed esperto delle bollicine emiliane, ha messo in evidenza un aspetto cruciale: “Il Lambrusco ha un nome e un cognome, che è la varietà: Sorbara, Grasparossa, e così via. Non bisogna confonderle.”

Negli ultimi trent’anni, il Lambrusco ha visto un notevole aumento della sua popolarità, ma è necessario fare ordine in un panorama sempre più affollato. “La qualità è cresciuta molto in questi anni, ma anche il numero di attori che fanno parte di questo mondo,” ha aggiunto Previdi. La duttilità del Lambrusco è uno dei suoi tratti distintivi, con mille facce e occasioni di abbinamento, che lo rendono adatto non solo a piatti tipici emiliani, ma anche a cucine internazionali.

un potenziale internazionale

Davide Paolini, gastronauta e noto divulgatore gastronomico, ha sottolineato come il Lambrusco possa superare i confini tradizionali della gastronomia emiliana. “Dovremmo servire il Lambrusco con le ostriche invece che solo con i salumi,” ha suggerito, evidenziando la necessità di far capire che questo vino non è relegato ai confini territoriali, ma ha un potenziale internazionale. Matteo Pessina, docente presso Alma e fondatore dell’Osservatorio del Lambrusco, ha aggiunto che “è un vino che ha una grande capacità di resistere all’ossidazione e una camaleontica capacità di espressione.” Secondo lui, è fondamentale superare i cliché che circondano il Lambrusco, un vino che spesso è considerato meno vario di quanto non sia in realtà.

Le aziende che hanno aderito ai Custodi del Lambrusco sono diverse e rappresentano un campione significativo della produzione locale. Tra queste troviamo nomi storici come:

  1. Azienda Agricola Manicardi
  2. Cleto Chiarli Tenute Agricole
  3. Fattoria Moretto

Altariva ha dichiarato che l’associazione potrebbe crescere in numero, ma solo se le nuove adesioni rispettano determinate prerogative, seguendo una filiera di produzione che comprende produttori, trasformatori, imbottigliatori e commercianti.

Questa nuova iniziativa rappresenta un passo importante per il futuro del Lambrusco, con l’obiettivo di riscoprire e valorizzare un patrimonio enologico che merita di essere celebrato e conosciuto in tutto il mondo. Con il supporto dei Custodi del Lambrusco, il vino emiliano potrebbe finalmente ottenere il riconoscimento che merita, non solo come prodotto locale, ma come grande vino di qualità, capace di competere sui mercati internazionali.

Redazione Vinamundi

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