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Firenze si trasforma in una capitale del vino con l’“urban vineyard” a Piazzale Michelangelo

Firenze, con la sua bellezza senza tempo e la ricchezza del patrimonio culturale, si inserisce a pieno titolo tra le città europee iconiche come Parigi, Londra e Venezia. Tuttavia, la città toscana sta guadagnando attenzione non solo per i suoi monumenti storici e le opere d’arte, ma anche per un’iniziativa innovativa che unisce agricoltura e vita urbana: la Vigna Michelangelo. Questo vigneto urbano, situato a Piazzale Michelangelo, ha compiuto un anno e rappresenta una vera e propria collezione di vitigni storici della Toscana.

un progetto innovativo

La Vigna Michelangelo è un progetto che raccoglie 700 barbatelle, tra cui Sangiovese, Pugnitello, Foglia Tonda e Canaiolo, tutte piantate dalle Donne Fittipaldi, una famiglia con radici profonde nel mondo vitivinicolo, proprietaria della storica azienda di Bolgheri. Questo vigneto si inserisce nell’Urban Vineyards Association, un’associazione che abbraccia dieci paesi su quattro continenti, con un totale di 21 vigneti urbani. Tra le città che partecipano a questa rete, troviamo:

  1. Torino
  2. Vienna
  3. Salonicco
  4. Palermo
  5. Milano
  6. Melbourne
  7. Lisbona
  8. Lione
  9. Los Angeles
  10. Bergamo
  11. Brasilia
  12. Barcellona
  13. Avignone

l’attenzione alla sostenibilità

Ciò che rende la Vigna Michelangelo unica è la sua posizione panoramica sulla “culla del Rinascimento” e l’attenzione alla biodiversità e alla sostenibilità. Ogni pianta di vite è dotata di una targhetta dedicata a importanti figure del mondo del vino, tra cui i fondatori di WineNews, Alessandro Regoli e Irene Chiari. Questa iniziativa rappresenta un progetto vitivinicolo che mira a coniugare la tutela del paesaggio, la sostenibilità urbana e la valorizzazione delle varietà autoctone toscane, un obiettivo fondamentale della Vigna Michelangelo.

Il progetto è guidato da Maria Fittipaldi Menarini, che insieme alle figlie Carlotta, Giulia, Serena e Valentina, ha deciso di riqualificare il terreno di famiglia con un’iniziativa che ha una forte valenza simbolica e ambientale. Maria Fittipaldi Menarini spiega che questa vigna rappresenta le loro radici e la storia della loro famiglia, ma è anche un segnale concreto verso un’agricoltura urbana di qualità e consapevole.

un futuro promettente

Avviato nel 2021 e presentato al pubblico nel 2022, il progetto prevede la realizzazione di un vigneto ad alberello, una delle forme di allevamento più antiche e qualitative. Il terreno collinare, esposto a Nord-Est, è stato scelto per le sue caratteristiche ideali alla viticoltura. L’impianto è stato progettato con una densità controllata e una disposizione “a quinconce”, un sistema che ottimizza l’occupazione del suolo e favorisce il drenaggio su pendenze significative.

Le varietà di vite sono state selezionate non solo per la loro qualità enologica, ma anche per il loro legame storico e culturale con il territorio toscano. “Abbiamo scelto varietà tradizionali, anche poco diffuse, per restituire valore alla biodiversità e alla viticoltura storica della Toscana”, affermano i tecnici coinvolti nel progetto.

Dal punto di vista agronomico, il progetto è stato seguito dall’agronomo Stefano Bartolomei, mentre la consulenza enologica è affidata a Emiliano Falsini, noto per le sue collaborazioni con il gruppo Tommasi Family Estates e Podere Casisano a Montalcino. Bartolomei sottolinea che la creazione di un vigneto a forte integrazione paesaggistica mantiene intatte le caratteristiche del territorio. L’alberello consente una gestione manuale della pianta e favorisce la qualità delle uve.

Falsini anticipa che il futuro vino prodotto dalla Vigna Michelangelo sarà un prodotto che coniuga tradizione e contemporaneità, con un focus su freschezza, eleganza e riconoscibilità territoriale. Le viti impiantate nel 2024 inizieranno a produrre uva adatta alla vinificazione a partire dal 2027, con una resa stimata di circa 700 bottiglie per la prima annata.

Un aspetto particolarmente significativo di questo progetto è il suo impegno sociale. Le bottiglie saranno vendute tramite aste internazionali, con i ricavi destinati a progetti di impatto sociale. “Il vino non è il fine, ma il mezzo”, conclude Maria Fittipaldi Menarini, “quello che vogliamo valorizzare è il rapporto tra uomo, terra e ambiente urbano”. Questo progetto non solo mira a ridare valore agli spazi verdi in città, ma promuove anche un modello di sostenibilità agricola integrata, raccontando la storia e l’evoluzione del sistema vino in Toscana.

La Vigna Michelangelo non è solo un vigneto, ma un simbolo di come la tradizione e l’innovazione possano coesistere, offrendo alla città di Firenze un’opportunità unica per coniugare il suo patrimonio culturale con una visione sostenibile del futuro. Con questo progetto, Firenze mostra al mondo che è possibile vivere la bellezza della vita urbana, sfruttando le risorse del territorio e riscoprendo pratiche agricole sostenibili.

Redazione Vinamundi

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