L’export del vino italiano continua a mostrare segnali di resilienza, ma il contesto attuale è sempre più preoccupante. A marzo 2025, i dati Istat rivelano che il valore delle esportazioni di vino italiano è aumentato dello 0,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, raggiungendo i 1,85 miliardi di euro. Tuttavia, questo incremento si colloca in un quadro di calo significativo nei volumi, che hanno toccato i 492.745.658 litri, registrando una diminuzione del 2,7%. Questo trend negativo è ancor più evidente rispetto ai dati di febbraio, che segnavano una flessione del 1,7%.
La partenza veloce di gennaio, con un incremento del 7,5%, è stata seguita da una frenata in febbraio (+3,6%), e ora marzo conferma questa tendenza. Le aspettative erano chiare: i dazi previsti, che sarebbero entrati in vigore ad aprile, avevano già iniziato a influenzare il mercato, portando a una diminuzione degli acquisti negli Stati Uniti. Seppur il mercato americano resti il primo partner commerciale per il vino italiano, con un valore di 513,3 milioni di euro e un incremento del 12,5% rispetto a marzo 2024, il ritmo di crescita è decisamente rallentato rispetto ai mesi precedenti:
Anche la Germania, un mercato tradizionalmente forte per il vino italiano, mostra segni di rallentamento, con un valore di export a 275,9 milioni di euro (+1,7%), ma con volumi in calo del 1,4%, pari a 117,1 milioni di litri. Questo scenario rappresenta una tendenza più ampia, in cui anche i mercati storicamente stabili iniziano a mostrare fragilità.
Negli Stati Uniti, i volumi sono incrementati del 3,8%, ma questo dato nasconde una certa stagnazione rispetto ai tassi di crescita più elevati di inizio anno. La sensazione generale è che il mercato stia vivendo un momento di assestamento, come se gli importatori stessero anticipando gli effetti negativi dei dazi, riducendo le loro scorte per fronteggiare una possibile diminuzione della domanda.
Il Regno Unito presenta un quadro simile, con un valore di esportazione di 168,2 milioni di euro, ma una contrazione dell’1,4% rispetto allo scorso anno. Tuttavia, i volumi si sono leggermente ripresi, salendo a 53,8 milioni di litri (+0,39%). Questo potrebbe indicare una ripresa parziale, ma è evidente che le incertezze politiche ed economiche continuano a pesare sulle scelte dei consumatori britannici.
Analizzando i dati provenienti da altre nazioni, il Canada ha mostrato una crescita più contenuta, con un incremento del 8,7% in valore (94,5 milioni di euro), evidenziando un rallentamento rispetto al 14,6% di febbraio. D’altro canto, la Svizzera ha visto un piccolo calo dello 0,78%, mentre la Francia riesce a mantenere una modesta crescita (+0,79%).
La situazione è particolarmente critica per i mercati asiatici. Il Giappone ha registrato un calo significativo del 10,6%, mentre la Cina ha subito una caduta vertiginosa del 22,5%, portando il valore delle esportazioni a soli 16,2 milioni di euro. Questo è un segnale allarmante, considerando il potenziale di mercato che la Cina rappresentava fino a non molto tempo fa. La Russia, infine, continua a mostrare un crollo pesante, con un -62,7% in valore, scendendo a 30,8 milioni di euro, un chiaro indicatore della crisi geopolitica che ha colpito il Paese.
Le giacenze di cantina, che al 31 maggio 2025 ammontano a 46,6 milioni di ettolitri (+0,4% rispetto al 2024), riflettono un’ulteriore preoccupazione per il settore. Le cantine italiane si trovano a fronteggiare un surplus di prodotto, il che suggerisce che la domanda potrebbe non essere in grado di assorbire l’offerta attuale, specialmente in un contesto di incertezze economiche a livello globale.
In sintesi, l’export del vino italiano, pur mantenendo un segno positivo in termini di valore, è segnato da un trend di frenata nei volumi e da un aumento delle giacenze. Questo fenomeno potrebbe preludere a difficoltà maggiori nel futuro prossimo. Con i dazi all’orizzonte e i principali partner commerciali che mostrano segni di indebolimento, il settore vitivinicolo italiano si trova a un bivio cruciale.
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