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Dazi Usa sul vino italiano: cosa è emerso dopo il primo mese di impatti

Il report dell’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv) offre un’analisi preoccupante riguardo all’export del vino italiano verso gli Stati Uniti, evidenziando l’impatto significativo dei dazi imposti dall’amministrazione Trump. Durante il primo mese di applicazione di questi dazi, che sono stati inizialmente fissati al 20% e successivamente ridotti al 10%, il vino italiano ha subito un calo del 7,5% in volume e del 9,2% in valore, per un totale di quasi 154 milioni di euro. Inoltre, il prezzo medio del vino esportato è diminuito del 2%, segnalando una crisi profonda nel mercato statunitense.

Impatti sui mercati esteri

Questo declino non è un caso isolato, ma rappresenta un trend più ampio che sta influenzando le spedizioni di vino italiano. Nel quadrimestre recente, le spedizioni hanno mostrato un modesto incremento del +0,9% a volume, ma questo dato è fortemente influenzato dall’accumulo di scorte nel semestre precedente, in previsione dei dazi. In termini di valore, il saldo è sceso al +6,7%, un netto calo rispetto al +12,5% registrato solo un mese prima.

L’Uiv ha descritto questa situazione come un “crollo annunciato”, avvertendo che la realtà nei mercati extra-Ue è altrettanto problematica. Infatti, si registra una diminuzione del 9% nei volumi e del 2,4% nei valori, evidenziando una crisi che si sta allargando. Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini, ha sottolineato l’importanza di analizzare i consumi effettivi piuttosto che limitarsi ai dati delle spedizioni, che stanno solo ora iniziando a stabilizzarsi.

Dati preoccupanti da Asia e Russia

Uno degli aspetti più allarmanti del report è che, in assenza del mercato statunitense, il saldo della domanda extraeuropea a volume sarebbe diminuito drasticamente, passando da un -9% a un -15%. Anche il valore risentirebbe di questo calo, con una previsione di decremento del 10%. I dati provenienti dall’Asia mostrano cali a doppia cifra, mentre in Russia il mercato ha subito una contrazione del 65%. Queste cifre indicano che il vino italiano sta affrontando sfide significative non solo negli Stati Uniti, ma anche in mercati tradizionali di importanza cruciale.

Situazione nel Regno Unito e segnali di stabilità

Un altro mercato che ha mostrato segni di debolezza è il Regno Unito, il terzo mercato al mondo per il vino italiano, dove si è registrato un calo di 5 punti a volume e oltre 6 a valore. Questo è particolarmente significativo in un contesto post-Brexit, dove le tensioni commerciali e le incertezze politiche potrebbero influenzare ulteriormente le dinamiche di mercato. Fortunatamente, ci sono segnali di stabilità nei mercati di Svizzera e Canada, che mostrano un incremento in volume di oltre l’8%.

L’Uiv ha annunciato che la prossima assemblea nazionale, prevista per il 3 luglio, affronterà questi temi cruciali, con l’urgenza di trovare soluzioni per affrontare gli squilibri di mercato sempre più evidenti. Con l’avvicinarsi della vendemmia, è fondamentale che le aziende vinicole italiane sviluppino una visione strategica chiara per navigare in questo panorama commerciale incerto.

In sintesi, il primo mese di dazi ha rivelato come il mercato del vino italiano si trovi di fronte a sfide significative. La necessità di adattamento e resilienza è più che mai urgente, e le decisioni che verranno prese nelle prossime settimane e mesi potrebbero avere un impatto duraturo sulla industria vinicola italiana. Con un focus sui mercati extra-europei e una possibile ripresa della domanda, sarà cruciale per il settore vinicolo italiano prepararsi a un periodo di trasformazione, cercando nuovi sbocchi e consolidando le proprie posizioni nei mercati esistenti.

Redazione Vinamundi

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