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Dazi USA al 10%: l’impatto sul settore secondo le interviste del podcast

Sono passati tre mesi dal Vinitaly 2025, uno degli eventi più importanti per il settore vitivinicolo, e le notizie sui dazi USA sul vino italiano non sono affatto rassicuranti. Secondo l’Unione Italiana Vini (UIV), l’umore riguardo ai dazi si è deteriorato, con i produttori che non sembrano più ottimisti. “Nessun brindisi al possibile accordo sui dazi al 10% per le imprese del vino italiano” è la sintesi di un sondaggio condotto tra le principali aziende vinicole del Paese, elaborato dal loro Osservatorio.

In un contesto in cui, durante i giorni del Vinitaly, le preoccupazioni erano legate a possibili tariffe al 200%, il 10% appariva come un orizzonte sostenibile. Le interviste raccolte dalla redazione di Vinonews24 nelle settimane successive alla fiera avevano confermato questo punto di vista, ma le cose sembrano cambiate radicalmente. Oggi, l’incertezza generata dalla politica commerciale americana e le priorità dei Governi europei mettono in evidenza le fragilità di un settore già in difficoltà.

Impatti dei dazi sul settore vitivinicolo

Il sondaggio dell’Osservatorio UIV ha rivelato che le imprese vinicole italiane, le quali esportano il 24% della loro produzione negli Stati Uniti per un valore stimato di 1,94 miliardi di euro nel 2024, esprimono forte preoccupazione. Il danno stimato sul fatturato d’oltreoceano si colloca tra il 10 e il 12%, un dato che tiene conto anche del cambio euro/dollaro. Le aziende intervistate, il cui fatturato aggregato supera i 3,2 miliardi di euro, sono concordi nel ritenere che i consumatori americani non possano assorbire il costo aggiuntivo derivante dal dazio. Infatti, il 90% delle imprese ha manifestato questa opinione, evidenziando che l’impatto sarebbe “alto” nel 77% dei casi:

  1. “medio alto” per il 61%
  2. “molto alto” per il 16%

Lamberto Frescobaldi, presidente di UIV, ha sottolineato l’esposizione del settore del vino all’aumento delle barriere commerciali, specificando che il 24% di export verso gli Stati Uniti è significativamente superiore alla media del made in Italy, che è poco sopra il 10%. “Il vino è un bene voluttuario e ha una maggiore propensione alla rinuncia all’acquisto”, ha aggiunto Frescobaldi, evidenziando come il danno non ricada solo sulle imprese italiane, ma anche sulla catena commerciale statunitense. Infatti, per ogni dollaro investito nel vino europeo, l’economia americana ne guadagna 4,5.

Conseguenze per le piccole imprese

Le piccole imprese, molte delle quali destinano fino al 50% del proprio fatturato al mercato americano, sono quelle che potrebbero subire le conseguenze più gravi. Denominazioni di prestigio come il Moscato d’Asti, il Pinot grigio, il Chianti, il Prosecco e il Lambrusco rischiano di essere particolarmente colpite da queste politiche.

Le interviste ai vertici dei Consorzi di tutela del vino italiano, raccolte al Vinitaly 2025, hanno rivelato preoccupazioni condivise. Molti dirigenti hanno espresso la necessità di un intervento governativo per tutelare un settore che rappresenta non solo un’importante fonte di reddito, ma anche un simbolo della cultura e tradizione italiana nel mondo. Queste interviste, disponibili nel podcast di Vinonews24, forniscono uno spaccato della situazione attuale e delle strategie che le aziende stanno considerando per affrontare questa sfida.

Strategie per il futuro

In un contesto globale sempre più complesso, la competizione tra i produttori di vino non è solo una questione di qualità e tradizione, ma anche di strategia commerciale e adattamento alle nuove normative. Le aziende italiane stanno cercando di diversificare i mercati di esportazione, mirando a Paesi emergenti che potrebbero compensare eventuali perdite dal mercato statunitense. Tuttavia, la strada da percorrere è lunga e richiede investimenti significativi in marketing e promozione.

Oltre alle strategie di mercato, molti produttori stanno esplorando anche opportunità di collaborazione con altre nazioni vinicole. Queste alleanze potrebbero aiutare a creare una voce unificata in risposta a politiche commerciali avverse e a promuovere il vino italiano come un prodotto di alta qualità e valore.

In questo contesto di incertezze, è fondamentale che le istituzioni europee e italiane si mobilitino per garantire che gli interessi del settore vitivinicolo siano protetti. La diplomazia commerciale sarà cruciale per affrontare le sfide poste dai dazi e per favorire un ambiente commerciale più favorevole per le esportazioni di vino italiano.

In attesa di sviluppi, il settore vitivinicolo italiano continua a mostrarsi resiliente, con una forte determinazione a mantenere la propria reputazione e il proprio mercato, nonostante le avversità. Le prossime settimane e mesi saranno decisivi per capire come le aziende sapranno adattarsi a questo nuovo scenario e quali strategie adotteranno per minimizzare l’impatto dei dazi statunitensi.

Redazione Vinamundi

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