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Dazi al 200%: cosa succede se gli USA rinunciano ai vini europei?

L’argomento dei dazi sulle importazioni di vino dall’Unione Europea negli Stati Uniti ha riacquistato attenzione, specialmente dopo le minacce dell’ex presidente Donald Trump di introdurre tariffe che potrebbero arrivare fino al 200% sui vini e sugli alcolici europei. Questa situazione ha generato un clima di incertezza tra i produttori vinicoli europei, in particolare quelli italiani, che si trovano a dover affrontare un mercato statunitense fondamentale per le loro esportazioni.

Le statistiche evidenziano che gli Stati Uniti sono uno dei maggiori importatori di vino al mondo, e l’Unione Europea, con l’Italia in prima fila, gioca un ruolo cruciale in questo mercato. Secondo l’American Association of Wine Economists (AAWE), le importazioni di vini dall’Unione Europea rappresentano quasi due terzi del consumo vinicolo negli Stati Uniti in termini di volume, e una percentuale ancora più alta in termini di valore. Questo scenario è ulteriormente complicato dall’importazione di spumante dall’Italia, che supera la produzione nazionale, con 122,6 milioni di litri importati rispetto a 101,1 milioni di litri prodotti localmente. Se tali dazi venissero implementati, l’industria vinicola italiana rischierebbe di subire danni enormi.

Un’analisi realizzata dall’Unione Italiana Vini (UIV) ha stimato che, già con una tassazione al 25%, il danno diretto per il vino italiano potrebbe ammontare a circa 470 milioni di euro. Questo valore non considera gli effetti indiretti che una riduzione dell’export verso gli Stati Uniti potrebbe avere sul mercato globale, portando le perdite a quasi 1 miliardo di euro. Con dazi al 200%, le prospettive sarebbero ancora più gravi, e un crollo del mercato del vino italiano negli Stati Uniti sembrerebbe inevitabile.

La UIV ha evidenziato che almeno l’80% del vino italiano sarebbe a rischio di un vero e proprio “salto nel buio”, riferendosi in particolare ai vini delle fasce “popular”, che rappresentano il cuore delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti. In numeri, parliamo di circa 2,9 milioni di ettolitri su un totale di 3,6 milioni di ettolitri esportati. Questi vini, spesso più accessibili e rappresentativi della tradizione vinicola italiana, rischiano di essere completamente esclusi dal mercato statunitense se le tariffe venissero applicate.

Azioni urgenti da intraprendere

L’Unione Italiana Vini sta esortando il governo e le istituzioni europee ad adottare misure urgenti su tre fronti:

  1. Negoziato: È fondamentale evitare che il vino venga incluso nelle liste di prodotti soggetti a barriere commerciali. Ciò implica avviare un dialogo costruttivo con le autorità statunitensi per cercare di trovare un accordo che tuteli gli interessi dei produttori vinicoli europei.

  2. Misure compensatorie: La UIV chiede che vengano sviluppate strategie di promozione per sostenere i produttori colpiti, inclusi investimenti in ricerca e sviluppo per migliorare la competitività del vino europeo.

  3. Contenimento produttivo: I produttori italiani potrebbero dover rivedere le loro strategie di produzione e distribuzione, adattando la loro offerta alle nuove realtà del mercato internazionale.

È evidente che l’industria vinicola italiana si trova di fronte a una situazione critica e che le conseguenze di un eventuale aumento dei dazi potrebbero essere devastanti. La combinazione di una riduzione delle importazioni e dell’incertezza economica potrebbe portare a una vera e propria rivoluzione nel mercato del vino, non solo per l’Italia, ma per tutti i produttori europei.

Un futuro incerto

Il futuro del vino italiano negli Stati Uniti è appeso a un filo, e le prossime settimane e mesi saranno cruciali per determinare come si evolverà questa situazione. Con il rischio di perdere uno dei mercati più importanti per l’export vinicolo, è fondamentale che tutti gli attori coinvolti si attivino per evitare che ciò accada. In questa fase delicata, è essenziale sviluppare un’azione concertata a livello nazionale e europeo per sostenere un settore che è parte integrante della cultura e dell’economia europea.

Redazione Vinamundi

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