L’introduzione di dazi antidumping sulle acquaviti di vino e vinaccia europee, in particolare sulla Grappa e sul Brandy, ha sollevato preoccupazioni significative nel settore delle bevande alcoliche. Il 4 luglio 2025, il Ministero del Commercio cinese (MOFCOM) ha annunciato un dazio definitivo del 32,2%, che entrerà in vigore il giorno successivo. Questa decisione rappresenta un duro colpo per l’export delle eccellenze distillate italiane e europee, in un mercato strategico come quello cinese.
Giacomo Ponti, Presidente di Federvini, ha espresso il suo disappunto, definendo la misura «l’ennesimo attacco alla libera circolazione delle merci». La sua posizione mette in evidenza come questa barriera tariffaria sia ingiustificata e penalizzi un settore già provato dalle sfide economiche globali. Nonostante le aziende europee abbiano collaborato attivamente durante l’indagine condotta dalle autorità cinesi, il dazio medio definitivo si discosta di poco da quello provvisorio già imposto nell’ottobre 2024.
Le conseguenze di questa decisione si fanno sentire pesantemente sul settore della distillazione in Italia. Le aziende produttrici di Grappa e Brandy, famose per la loro qualità e artigianalità, si trovano ora di fronte a una sfida senza precedenti. La Cina, infatti, è uno dei mercati più rilevanti per l’export agroalimentare italiano. Ecco alcune delle principali ripercussioni:
Ponti ha sottolineato l’importanza di riaprire un dialogo istituzionale con le autorità cinesi per tutelare l’interesse comune. «Le imprese italiane ed europee, che hanno affrontato un iter lungo e oneroso, ora si trovano davanti a un ostacolo pesante e ingiusto», ha dichiarato. È fondamentale che le istituzioni italiane ed europee rispondano in modo coordinato per ristabilire un clima di cooperazione economica.
In un contesto di deterioramento delle relazioni commerciali tra Europa e Cina, la questione dei dazi antidumping sulle acquaviti solleva interrogativi più ampi riguardo alla stabilità delle relazioni commerciali internazionali. Alcune aziende europee hanno cercato di mitigare l’impatto dei dazi attraverso accordi di price undertaking, ma queste misure risultano temporanee e non strutturali.
La Grappa è non solo un prodotto di alta qualità, ma anche un simbolo della tradizione e della cultura vinicola italiana. Le cantine e i distillatori italiani hanno dedicato tempo e passione per sviluppare un prodotto che oggi è apprezzato in tutto il mondo. La reazione del mercato cinese non riguarda soltanto aspetti economici, ma anche culturali e sociali, poiché la Grappa è parte integrante della storia gastronomica italiana.
In questo scenario complesso, è essenziale che le istituzioni italiane e europee agiscano con decisione per proteggere gli interessi delle imprese. Non possiamo permetterci di subire passivamente nuove controversie commerciali. È necessario un intervento deciso per garantire che le aziende possano competere alla pari sui mercati internazionali.
In conclusione, l’introduzione di dazi su Grappa e Brandy rappresenta una sfida significativa per il settore delle acquaviti e per l’intero comparto agroalimentare italiano. La risposta delle istituzioni sarà cruciale nel determinare il futuro di queste eccellenze, che sono custodi di una tradizione e di un patrimonio culturale da preservare e valorizzare. La strada da percorrere è lunga e complessa, ma la determinazione di produttori e istituzioni è fondamentale per affrontare questa nuova sfida.
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