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Cibo e vino: le star nascoste delle canzoni del Festival di Sanremo

Il Festival di Sanremo, giunto alla sua 75esima edizione, si configura non solo come un palcoscenico per la musica italiana, ma anche come una vetrina per la cultura gastronomica del nostro Paese. Le canzoni dei big in gara quest’anno sono ricche di riferimenti a cibo e vino, che non solo arricchiscono i testi, ma rappresentano anche un aspetto fondamentale dell’identità italiana. Con la conduzione di Carlo Conti, appassionato di vino e olio, il festival si prepara a celebrare non solo la musica, ma anche il piacere della tavola.

Riferimenti al cibo nelle canzoni

Uno dei primi artisti a evocare il tema del food & wine è Brunori Sas, che nel suo brano “L’albero delle noci” offre una riflessione profonda su vita e morte attraverso l’immagine del cibo: “ho imparato sin da bambino la differenza fra il sangue e il vino, e che una vita si può spezzare per un pezzetto di carne o di pane”. Questa citazione ci ricorda quanto il cibo possa essere simbolo di esperienze e relazioni umane.

Anche i ComaCose non mancano di esprimere il loro legame con la gastronomia nella canzone “Cuoricini”, dove cantano: “se mi trascuri impazzisco, come maionese. Porta un chilo di gelato, e poi nel dubbio porta un fiore”. Qui, il cibo diventa una metafora per descrivere sentimenti di vulnerabilità e desiderio, dimostrando come anche un semplice gelato possa rappresentare momenti di intimità.

Le emozioni attraverso il cibo

Fedez, con il suo brano “Battito”, porta una prospettiva più amara sulla vita, cantando: “facciamo un po’ ciascuno, basta un po’ di zucchero e va giù pure il cianuro”. Attraverso questa immagine, il rapper ci ricorda che a volte le cose più dolci possono nascondere verità più amare. Anche il napoletano Rocco Hunt, in “Mille vote ancora”, non può fare a meno di menzionare la bevanda simbolo della sua città: “e ora non mi ricordo più, com’è l’odore del caffè”, richiamando alla mente il profumo del caffè che riempie le strade di Napoli.

Simone Cristicchi, con la sua sensibilità unica, canta in “Quando sarai piccola”: “preparerò da mangiare per cena, io che so fare il caffè a malapena”. Questo verso non solo evoca la cucina, ma racconta anche delle fragilità umane e delle relazioni familiari, sottolineando come il cibo possa fungere da collante in momenti difficili.

La convivialità e il cibo di strada

In aggiunta, la giovane cantante Gaia, nella sua canzone “Chiamo io chiami tu”, afferma: “amo il cibo di strada”, portando alla ribalta una delle tendenze gastronomiche più amate e democratiche del momento, che rappresenta l’essenza di una cultura culinaria accessibile a tutti. Irama, con “Lentamente”, parla di “appuntamenti nascosti in ristoranti costosi”, dipingendo un quadro romantico e misterioso delle relazioni moderne.

Olly, nelle sue liriche, ci fa entrare in una scena domestica con “tu che mentre cucini ti metti a cantare, e metto ancora un piatto in più quando apparecchio a cena”, facendo riferimento alla convivialità che il cibo porta con sé. La band The Kolors, nel loro pezzo “Tu con chi fai l’amore”, canta: “mi sento come l’ultima bottiglia che ho nel frigo”, una frase che gioca sull’idea di solitudine e desiderio, utilizzando il vino come simbolo di connessione.

Tony Effe, infine, in “Damme na mano”, cita Califano e dedica il suo brano alla sua città, Roma, con l’affermazione: “io so che morderai la mela”, evocando un’immagine di fascino e seduzione legata alla gastronomia della capitale.

Un legame storico tra musica e gastronomia

Questo intreccio di cibo e musica al Festival di Sanremo non è una novità, ma una tradizione che affonda le radici nella storia della canzone italiana. Il legame tra gastronomia e musica è un tema ricorrente, che trova espressione in molti brani storici, da “Il Ragazzo della Via Gluck” di Adriano Celentano, che parla della vita contadina, a “Voglio andare a vivere in campagna” di Toto Cutugno, che esprime il desiderio di una vita più semplice e a contatto con la natura.

Anche artisti del calibro di Gianni Morandi, con “Vado a lavorare”, e Rino Gaetano, in “Gianna”, hanno utilizzato il cibo e il vino come simboli di esperienze quotidiane e vissuti, sottolineando l’importanza della convivialità e del buon cibo nella cultura italiana. La tradizione del Festival non solo celebra la musica, ma riflette anche il nostro amore per il cibo e il vino, elementi che raccontano storie di vita, di passione e di identità.

Infine, Sanremo non è solo il palcoscenico della musica, ma anche un palcoscenico per il florovivaismo, un settore chiave del made in Italy, che si sposa perfettamente con la tradizione gastronomica. La città dei fiori, con la sua bellezza e i suoi profumi, rappresenta l’anima di un’Italia che ama il buon cibo e il buon vino, rendendo il Festival un evento che celebra non solo la musica, ma anche tutto ciò che rende speciale la nostra cultura.

Redazione Vinamundi

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