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Chi guiderà il futuro del vino negli Stati Uniti: i protagonisti dietro le decisioni del presidente

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha fatto il suo ritorno sulla scena politica con un approccio audace e controverso. Il suo insediamento il 20 gennaio ha segnato l’inizio di una nuova era, caratterizzata da eventi che hanno anticipato una presidenza tanto imprevedibile quanto incisiva. Con un passato da imprenditore e un atteggiamento provocatorio, Trump ha già avviato azioni concrete su temi cruciali, come i dazi e le avvertenze sanitarie, che influenzano direttamente il settore vitivinicolo.

Il settore del vino statunitense, e in particolare quello italiano, si trova ora a dover affrontare le conseguenze delle politiche commerciali di Trump. Le importazioni di vino, in particolare del Prosecco, hanno registrato un incremento notevole prima che eventuali tariffe aggiuntive potessero scoraggiare i consumi. La guerra commerciale che Trump ha promesso si concentrerà inizialmente su Messico e Canada, con dazi del 25% sui prodotti in arrivo da questi paesi. Le relazioni commerciali con l’Europa restano in un limbo, in attesa di sviluppi diplomatici.

Le figure chiave nella guerra commerciale

Scott Bessent, il nuovo ministro del Tesoro, avrà un ruolo cruciale in questa guerra commerciale. Fondatore del fondo speculativo Key Square Group, Bessent ha già espresso la sua intenzione di utilizzare i dazi come “moneta di scambio” per ottenere concessioni in altri settori. La sua nomina ha sollevato qualche malcontento, in particolare da parte di Elon Musk, il “presidente ombra” di Trump, ma Bessent è allineato con la visione di Trump, sostenendo che i dazi possono migliorare la vita dei cittadini americani e servire a obiettivi più ampi, come la sicurezza nazionale e la cooperazione internazionale.

Etichette anti-cancro e salute pubblica

Un altro aspetto critico per il futuro del vino negli Stati Uniti è rappresentato dalla questione delle etichette anti-cancro. Sarà Janette Nesheiwat, il nuovo “chirurgo dello stato”, a gestire questo delicato dossier. Con un passato come direttrice medica di una catena di cliniche private, Nesheiwat dovrà affrontare l’eredità del suo predecessore, Vivek Murthy, che aveva sollevato il dibattito sulle etichette di avvertimento basate su uno studio australiano del 2021. La reazione dei produttori di vino a queste proposte è stata di forte preoccupazione, temendo che tali etichette potessero influenzare negativamente le vendite.

Implicazioni dell’uscita dall’OMS

La controversia si amplifica con l’uscita degli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), una mossa compiuta da Trump come primo atto ufficiale del suo insediamento. Questa decisione solleva interrogativi su come influenzerà le politiche sanitarie e commerciali, in particolare in un settore come quello del vino, dove le normative internazionali possono avere un impatto significativo. L’OMS ha adottato una posizione rigorosa nei confronti delle bevande alcoliche, mirando a ridurre il consumo globale.

Il distacco dall’OMS potrebbe significare che le politiche future riguardanti il vino si svilupperanno in un contesto di maggiore autonomia. Tuttavia, la mancanza di coordinamento con un’organizzazione così influente potrebbe portare a confusione e incertezza nel mercato vitivinicolo. La disgregazione delle politiche internazionali, infatti, non è mai un segnale di forza, e l’industria vinicola dovrà navigare in queste acque tempestose con cautela.

In questo panorama complesso, la squadra di Trump si trova di fronte a sfide significative. Mentre il presidente continua a promuovere l’idea di un’America forte e autonoma, l’impatto delle sue politiche sul settore vitivinicolo rimane da vedere. I produttori di vino dovranno essere pronti a rispondere a un ambiente commerciale in rapida evoluzione, mentre le decisioni di Bessent, Nesheiwat e Robert F. Kennedy Jr. potrebbero riscrivere le regole del gioco nel mercato del vino statunitense.

Redazione Vinamundi

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