Approfondimento

Brindisi, quando è nato e perché si fa?

“E ora facciamo un bel brindisi!”.

Ecco una frase che chiunque avrà sentito almeno una volta a una festa di compleanno, a un matrimonio, a Capodanno o in occasione di una qualsivoglia ricorrenza speciale.

Quando ci si ritrova a maneggiare tra le mani un calice di spumante o di vino, uno dei primi pensieri che viene subito in mente è quello di alzare il bicchiere verso il cielo e chiedere di fare un brindisi.

È un gesto pressoché istantaneo per chiunque, uno di quelli che la nostra mente associa ormai in automatico ai momenti di gioia e di festa.

Ma perché si brinda e da dove ha origine tale usanza?

Brindisi, un’origine discussa

C’è chi lo fa portando in alto semplicemente il calice e pronunciando qualche parola. Chi vuole che i bicchieri si tocchino e producano il classico “cin-cin”. Chi incrocia le braccia con un’altra persona e chi riappoggia il bicchiere sul tavolo prima di bere.

Immagine | Unsplash @MatthieuJoannon – Vinamundi.it

Comunque lo si faccia, il brindisi è ormai un gesto automatico che si compie in ogni celebrazione che si rispetti.

Ma da dove ha origine questo modo di fare e perché lo facciamo?

Secondo quanto riportato dall’Accademia Reale Spagnola della lingua, il termine “brindisi” deriverebbe dal tedesco “bring dir’s”, ovvero “te lo offro”.

È con questo vocabolo che si spiega l’azione del brindare con un alcolico nel proprio calice o bicchiere, oltre alle parole che vengono pronunciate mentre si brinda.

Il brindisi è spesso accompagnato da un discorso o da qualche parola pronunciata solitamente da chi è festeggiato o dai diversi presenti alla ricorrenza che si sta celebrando.

Secondo la tradizione, la nascita del brindisi risalirebbe al XVI secolo, quando l’esercito di Carlo V celebrò la vittoria che permise la conquista di Roma.

Per l’occasione, l’esercito iniziò ad alzare in alto i calici e a urlare “bring dir’s”, in onore del successo appena ottenuto dal monarca.

Questa non è, però, l’unica possibile origine.

Stando a un’altra leggenda molto diffusa, il gesto del brindisi andrebbe fatto risalire al VI secolo a.C., quando nell’Antica Grecia uno dei modi più comuni per assassinare una persona era avvelenarla.

In occasione di ogni banchetto, il padrone di casa faceva quindi tintinnare il proprio bicchiere con quello dei suoi ospiti, portando così parte del liquido a schizzare e a mescolarsi con quello contenuto negli altri calici.

Ciò serviva a dimostrare che la bevanda non era avvelenata.

Le modalità del gesto

Oggigiorno sono diversi i modi con i quali una persona può fare un brindisi, così come molteplici sono le regole che si dovrebbero rispettare secondo il Galateo.

Stando al bon-ton, chi effettua un brindisi prima di bere dovrebbe limitarsi ad alzare di poco il calice, senza che questo tocchi in nessun modo quello degli altri e senza pronunciare le parole “cin-cin”.

Come spesso accade, però, le regole del Galateo restano prevalentemente impresse sulla carta e non trovano successo a livello pratico.

Nelle diverse parti del Mondo, infatti, ognuno ha il proprio modo di brindare e segue delle regole diverse.

Il termine “cin-cin”, per esempio, è di origine cinese e deriva propriamente dalla formula “ch’ing ch’ing”, la quale in italiano può essere tradotta come “prego, prego”.

A portare in Europa questa espressione sono stati proprio i marinai di Canton, i quali commerciavano soprattutto con l’Inghilterra.

Poi, nel nostro continente il “cin-cin” è diventato ben presto un suono confidenziale da associare al tintinnio prodotto dai bicchieri durante un brindisi.

Storia simile è quella che riguarda la parola “prosit”, spesso usata in alternativa proprio alla formula “cin-cin”.

Essa deriva dal latino, lingua in cui “prosit” è la terza persona singolare del congiuntivo presente del verbo prōsum, prodes, prōfui, prodesse. La sua traduzione è “sia a favore, giovi”.

Immagine | Unsplash @ChristineJou – Vinamundi.it

Il motto “alla salute” che viene spesso pronunciato in corrispondenza di un brindisi si lega, invece, alla storia sopra raccontata e che riguarda la nascita del gesto dello scontrare tra loro i calici, per dimostrare che non ci fosse veleno all’interno del vino.

“Alla salute” erano le parole che venivano pronunciate dal padrone di casa, il quale doveva sempre essere il primo a bere durante un brindisi.

La pratica di riappoggiare il bicchiere sul tavolo dopo aver fatto un brindisi e prima di aver bevuto risale, invece, con ogni probabilità al 1600.

All’epoca nelle locande si era soliti sbattere il bicchiere sul tavolo come gesto di ringraziamento e a compierlo erano soprattutto i signori del luogo.

Appoggiare il bicchiere sul tavolo prima di bere serviva, dunque, a ringraziare i locandieri per l’ospitalità e il servizio e i coltivatori per l’impegno messo nella produzione del vino. Una sorta di codice d’onore tra gentiluomini.

Altra espressione che si può sentire in occasione di un brindisi è “Ad maiora”.

Anche in questo caso si tratta di una frase latina, la quale in italiano può essere tradotta con “verso cose più grandi”.

Si tratta quindi di una formula di buon auspicio. Un augurio per un futuro migliore.

Errori da non commettere

Viste le pratiche più comuni che accompagnano solitamente un brindisi, riassumiamo ora quali sono invece gli errori che non si dovrebbero mai fare.

Innanzitutto, è bene ricordare che il primo brindisi spetta al padrone di casa o al festeggiato, motivo per cui non si dovrebbe mai chiamare un brindisi prima di tali persone.

In secondo luogo, il brindisi si deve sempre svolgere solamente dopo che tutti i presenti abbiamo ricevuto del vino (o il liquore desiderato, ndr) nel proprio bicchiere.

Stando alle regole generali, non si dovrebbe infatti mai brindare con una persona il cui bicchiere è vuoto o nel quale sia contenuta dell’acqua.

Altro errore che non andrebbe commesso è quello di brindare in bicchieri di carta o plastica. Ogni buon brindisi prevede l’utilizzo di un calice di vetro o di un bicchiere di metallo.

In ossequio al Galateo, chi risponde a un brindisi dovrebbe poi limitarsi ad alzare il calice e a guardare le altre persone negli occhi, senza pronunciare alcuna formula specifica o facendo tintinnare i bicchieri.

Da evitare sarebbe anche il riappoggiare il bicchiere sul tavolo, così come assolutamente da non fare è prendere una forchetta e iniziare a usarla per colpire il bicchiere e richiamare l’attenzione.

Il brindisi, per quanto possibile, dovrebbe essere un momento sobrio ed elegante.

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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