Approfondimento

Il vino dealcolato non mette d’accordo tutti: ecco cosa ne pensano gli esperti del settore

L’ultimo Vinitaly, la più importante fiera del settore in Italia, ha portato un nuovo tema sul tavolo dei produttori e degli appassionati, ovvero la crescita dell’interesse intorno al vino dealcolato. In Veneto si è avuta la netta percezione che questo sarà un prodotto destinato a crescere e ad avere sempre maggior interesse, questo per le normative europee che pongono restrizioni sul consumo di alcol, oltre al cambiamento delle abitudini dei consumatori, fino alla crescente difficoltà nel coinvolgere le nuove generazioni nel mondo del vino.

Il vino è una bevanda antichissima – Unsplash – vinamundi.it

Normale quindi che si sia presto giunti a due fazioni contrapposte, da un lato c’è chi rifiuta l’idea dei vini senza alcol e ci si oppone in maniera veemente. Dall’altro, ci sono coloro che vedono in queste innovazioni un’opportunità, non solo commerciale ma anche culturale, per allargare il pubblico del vino e promuovere un consumo più consapevole e moderato.

Perché cresce l’interesse sul vino dealcolato

In Italia, la pratica della dealcolazione è attualmente vietata, ma ci sono aziende che stanno esplorando questa strada all’estero. In particolare, in Trentino alcune aziende si sono distinte per il loro impegno nel campo dei vini senza alcol, ottenendo anche riconoscimenti internazionali per la loro innovazione.

Ma qual è il vero dibattito attorno ai vini senza alcol? Al di là delle considerazioni normative e commerciali, c’è una vera e propria discussione sulla qualità e sull’autenticità di queste bevande. Mentre alcuni sostengono che i vini dealcolati possano rappresentare una valida alternativa per un consumo più responsabile e accessibile a un pubblico più ampio, altri li criticano per il loro sapore artificiale e per la perdita delle caratteristiche sensoriali tipiche dei vini tradizionali.

C’è chi dice no

Bisogna poi da considerare l’aspetto tecnico della produzione di vini senza alcol. Le tecniche utilizzate per rimuovere l’alcol possono influenzare significativamente il gusto e l’aroma del prodotto finale, creando sfide uniche per i produttori che cercano di mantenere la qualità e l’autenticità del vino.

Nonostante le controversie e le sfide, il mercato dei vini senza alcol è in costante evoluzione, con sempre più aziende che cercano di soddisfare la domanda di consumatori più consapevoli e attenti alla salute. Mentre il dibattito continua, una cosa è certa: il mondo del vino sta attraversando una fase di trasformazione senza precedenti, e il futuro sarà plasmato dalle scelte che verranno fatte oggi. La crescente consapevolezza sulla salute e sul benessere ha spinto molti a cercare alternative alcoliche ai tradizionali vini. Questa tendenza è stata alimentata da una serie di fattori, tra cui la preoccupazione per i danni provocati dall’eccessivo consumo di alcol, la crescente popolarità dello stile di vita sano e la ricerca di nuove esperienze gustative.

In risposta a questa domanda del mercato, sempre più produttori stanno investendo nella ricerca e nello sviluppo di vini senza alcol di alta qualità. Tecnologie innovative e tecniche avanzate vengono impiegate per garantire che questi prodotti mantengano il gusto e l’aroma dei loro omologhi alcolici, offrendo al consumatore un’esperienza soddisfacente e autentica. Allo stesso tempo, c’è chi rimane scettico riguardo ai vini senza alcol, dubitando della loro capacità di replicare l’esperienza sensoriale offerta dai vini tradizionali. Alcuni critici ritengono che questi prodotti possano mancare della complessità e della profondità dei vini alcolici, privando così il consumatore di un’esperienza gustativa completa.

Andrea Zoccolan

Nato a Milano nel 1990, mi sono occupato per circa dieci anni di giornalismo e comunicazione in ambito sportivo, per poi passare alla cronaca. Innamorato delle inquadrature di Yorgos Lanthimos, dei libri di Emmanuel Carrère e delle geometrie di Thiago Motta, la mia vera debolezza resta la cucina cinese

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