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Brandy e biocarburante: opportunità e rischi dell’alcol dealcolato

L’Italia sta vivendo un momento di trasformazione nel panorama vitivinicolo con l’introduzione dei vini dealcolati, un cambiamento che potrebbe rivoluzionare il settore. Tuttavia, questo processo è ostacolato da complessità normative e fiscali che rallentano l’avvio della produzione. Nel 2024, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha firmato un decreto atteso con entusiasmo, ma le aziende vinicole si trovano ancora in una fase di stallo, pronte a investire in nuove tecnologie ma senza la possibilità di avviare la produzione.

le opportunità del mercato dei vini dealcolati

Durante il Vinitaly, un evento di riferimento per il settore vitivinicolo, il presidente di Unione Italiana Vini (UIV), Lamberto Frescobaldi, ha sottolineato l’urgenza di risolvere le questioni fiscali e normative per avviare la produzione di vini senza alcol. Secondo un’analisi dell’Osservatorio UIV-Vinitaly, il mercato mondiale dei vini No-Lo (a basso e senza alcol) vale attualmente 2,4 miliardi di dollari e si prevede che raggiunga i 3,3 miliardi di dollari entro il 2028. Questa crescita rappresenta un’opportunità significativa per le aziende italiane, che rischiano di rimanere indietro se non si avviano tempestivamente alla produzione.

  1. Crescita del mercato: il mercato dei vini No-Lo sta crescendo rapidamente.
  2. Rischio di stagnazione: le aziende italiane potrebbero perdere terreno se non si adeguano.
  3. Investimenti in tecnologia: le aziende sono pronte a investire, ma necessitano di un quadro normativo chiaro.

le sfide normative e fiscali

Paolo Castelletti, segretario generale di UIV, ha messo in evidenza che senza un intervento del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Masaf) sulle disposizioni fiscali, le aziende potrebbero dover aspettare fino al 2026 per avviare la produzione. La mancanza di una norma-ponte che definisca il quadro fiscale è un freno inaccettabile per un settore che ha già investito in macchinari per la dealcolazione. La separazione degli spazi produttivi e le normative relative alla produzione di spumanti dealcolati rimangono punti critici, ma UIV è in costante comunicazione con il Ministero per affrontare queste problematiche.

Un aspetto cruciale da considerare è il legame tra la produzione di vino e quella di alcol. Le aziende vinicole desiderano distaccarsi dal sistema delle accise che regola i distillatori italiani, ma la normativa attuale prevede vincoli severi sulla produzione di alcol. Questo crea una situazione paradossale, poiché le aziende vinicole che producono vini dealcolati devono rispettare regole molto più rigide rispetto ai loro concorrenti in altri paesi.

opportunità per il biocarburante

La Commissione Europea ha già espresso preoccupazione per la qualità delle acquaviti di vino, sconsigliando la produzione. Tuttavia, ha suggerito di utilizzare l’alcol da dealcolazione per produrre bioetanolo avanzato, un biocarburante sostenibile che potrebbe contribuire agli obiettivi di riduzione delle emissioni previsti dalla UE entro il 2030 e alla neutralità climatica al 2050. Assodistil ha accolto positivamente la disponibilità del Masaf a considerare le richieste delle associazioni di categoria e a lavorare su una nuova versione del decreto per superare le criticità emerse.

È necessario, però, chiarire la destinazione d’uso dell’alcol ottenuto dalla dealcolazione. Nel confronto con gli operatori, non sono state ancora accolte le indicazioni della Commissione Europea riguardo all’uso esclusivamente industriale o energetico dell’alcol da dealcolazione. Assodistil ha sollecitato il Ministero a includere tali specifiche nel nuovo decreto.

La questione rimane complessa e richiede un attento monitoraggio da parte di tutti gli attori coinvolti. La delicata interazione tra opportunità di mercato e rischi per prodotti tradizionali come il Brandy Italiano rappresenta una sfida che necessita di un approccio equilibrato e lungimirante. In un contesto in cui l’innovazione e la sostenibilità sono sempre più centrali, la filiera vinicola italiana affronta una decisione cruciale: come adattarsi a un mercato in evoluzione senza compromettere le tradizioni e la qualità che hanno reso il vino italiano famoso nel mondo.

Redazione Vinamundi

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