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Birra: la ripresa è in pausa, ma le analcoliche conquistano il mercato

Il 2023 ha segnato un anno difficile per il settore della birra in Italia, con un calo sia nei consumi che nella produzione. Secondo i dati dell’Annual Report di Assobirra, questo trend negativo si è protratto dall’anno precedente. Tuttavia, i produttori mostrano un certo ottimismo, considerando la situazione come una pausa congiunturale piuttosto che una crisi strutturale. Un fenomeno interessante è l’aumento delle birre analcoliche, un segmento in forte espansione che potrebbe rappresentare una nuova opportunità di mercato.

Investimenti e produzione

Il settore della birra continua a investire significativamente, con una media di 100 milioni di euro all’anno destinati principalmente alla sostenibilità ambientale e allo sviluppo di nuovi prodotti. Nonostante il calo della produzione, nel 2024 si sono prodotti 17,2 milioni di ettolitri, con un decremento dell’1,3% rispetto al 2023, un dato migliore rispetto al crollo del 5,8% dell’anno precedente. Le vendite si sono attestate a 21,5 milioni di ettolitri, con una diminuzione dell’1,5%.

Il consumo pro capite è rimasto stabile a 36,4 litri, mostrando una leggera crescita rispetto al 2021. Questi dati, sebbene indicativi di una flessione, evidenziano che i consumi sono ancora superiori ai livelli pre-pandemia e hanno visto una crescita di oltre il 20% negli ultimi dieci anni, indicando una domanda solida nel mercato della birra.

Un mercato in evoluzione

Alfredo Pratolongo, presidente di Assobirra, ha descritto il mercato attuale come moderatamente positivo, ma ha anche sottolineato che la diminuzione dei consumi è influenzata da fattori esterni, come la riduzione del potere d’acquisto e l’incertezza economica. In Italia, dove i consumatori tendono a risparmiare, molti riducono le spese per beni considerati non essenziali. Pratolongo ha affermato che una stagione estiva favorevole nel 2025 potrebbe favorire una ripresa.

Inoltre, il consumo di birra in Italia è ancora sotto la media europea, mentre i macrotrend che hanno sostenuto la crescita a lungo termine sono ancora presenti. La crescente preferenza per prodotti naturali e locali ha spinto le aziende a rilanciare etichette storiche e nuove ricette.

Il boom delle birre analcoliche

Un aspetto significativo del mercato è l’ascesa delle birre analcoliche, che nonostante rappresentino solo il 2,1% del mercato italiano, hanno visto una crescita del 13% nel 2024. Pratolongo ha notato che la qualità e il gusto di queste birre sono migliorati, rendendole più attraenti per i consumatori. In Spagna, dove i consumi pro capite sono il doppio rispetto all’Italia, le birre “zero zero” hanno oltrepassato il 10% della quota di mercato. In Italia, le lager, che rappresentano l’84% del mercato, hanno una gradazione alcolica media inferiore ai 5 gradi, rendendole una scelta popolare.

Accise e competitività

Un fattore critico per il mercato è l’aumento delle accise, che nel 2024 hanno superato i 714 milioni di euro, incidendo fino al 40% del prezzo finale della birra. Questo ha limitato la competitività delle aziende italiane, ostacolando le loro capacità di investimento e favorendo l’importazione di birra da paesi con politiche fiscali più favorevoli. Assobirra sta facendo pressioni per un taglio delle accise che possa includere tutti i produttori, non solo quelli che producono fino a 60.000 ettolitri, per allineare l’Italia agli standard europei.

In conclusione, nonostante le sfide attuali, il futuro della birra in Italia appare promettente, con opportunità di crescita e innovazione che potrebbero emergere nei prossimi anni. Il mercato della birra, che occupa circa 100.000 operatori tra aziende, microbirrifici e malterie, continua a dimostrare la sua importanza economica e sociale nel panorama italiano.

Redazione Vinamundi

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