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AssoDistil controbatte alle affermazioni di Angelo Gaja

Il dibattito sul vino e sull’alcol in Italia ha recentemente guadagnato attenzione a seguito delle dichiarazioni del famoso produttore di vino Angelo Gaja. Gaja ha messo in discussione l’equiparazione tra vino e superalcolici, evidenziando l’importanza di una distinzione chiara tra queste due categorie di bevande, al fine di proteggere l’immagine e l’integrità del settore vinicolo. In risposta, AssoDistil, l’associazione che rappresenta le principali realtà della distillazione italiana, ha definito “falsa” l’idea che esistano diverse tipologie di alcol tra vino, superalcolici e aperitivi.

Le basi scientifiche della posizione di AssoDistil

AssoDistil sostiene che la distinzione tra le varie tipologie di alcol sia infondata. Secondo l’associazione, l’alcol etilico, noto con la formula chimica CH3CH2OH, è identico indipendentemente dalla bevanda in cui si trova. Che si tratti di vino, birra, superalcolici o aperitivi, l’alcol etilico rimane sempre lo stesso.

  1. L’alcol etilico del vino, dei superalcolici e di altre bevande è sempre la stessa molecola.
  2. La vera differenza tra queste bevande non risiede nell’alcol stesso, ma nei metodi di produzione e nei componenti aromatici.
  3. Le tecniche di produzione di alcol possono variare, ma il prodotto finale rimane identico a livello chimico.

AssoDistil sottolinea che la distillazione, utilizzata per produrre superalcolici, è una tecnica che consente di ottenere un alcol più puro, separando le sostanze non gradite presenti nella materia prima. Questa distinzione è fondamentale per garantire la qualità dei superalcolici.

Le dichiarazioni di Angelo Gaja e la reazione di AssoDistil

La controversia è emersa quando Angelo Gaja ha affermato che equiparare il vino ai superalcolici rappresenta un “abuso che dura da troppo tempo”. Gaja ha suggerito l’esistenza di tre tipologie di alcol:

  1. Alcol di fermentazione (presente nel vino)
  2. Alcol di distillazione (nei superalcolici)
  3. Alcol di addizione (negli aperitivi)

Questa distinzione ha suscitato critiche immediate. AssoDistil ha risposto prontamente, affermando che “siamo sicuri che il maestro Gaja non abbia mai affermato l’assurdità che esistono tre tipologie di alcol”, esprimendo sconcerto per le sue affermazioni. L’associazione avverte che queste dichiarazioni non solo mancano di fondamenti scientifici, ma rischiano di alimentare la disinformazione e compromettere la reputazione di interi settori dell’industria alimentare.

La difesa della distillazione e delle bevande italiane

In risposta alla polemica, AssoDistil ha voluto difendere il settore della distillazione, evidenziando che la distillazione è una tecnica di separazione perfezionata nel corso dei secoli. Questa pratica consente di ottenere alcol etilico di alta qualità, contribuendo alla produzione di bevande come la Grappa e il Brandy, che sono considerate eccellenze del Made in Italy. Grazie alla loro qualità, la Grappa e il Brandy italiano hanno ottenuto la protezione dell’Indicazione Geografica dall’Unione Europea, garantendo la loro autenticità.

AssoDistil ha anche espresso preoccupazione per il rischio di discriminazione ingiustificata nei confronti dei superalcolici. L’associazione sottolinea l’importanza di una comunicazione unitaria per promuovere il consumo moderato e consapevole di tutte le bevande alcoliche, che rappresentano un elemento fondamentale dello stile di vita italiano. “Vino, birra e superalcolici devono schierarsi assieme contro la criminalizzazione dell’alcol. Solo un approccio equilibrato e responsabile può difendere il nostro modello di dieta sana e consapevole,” conclude AssoDistil.

Il confronto tra Angelo Gaja e AssoDistil mette in luce l’importanza di una comunicazione chiara e basata su dati scientifici quando si parla di alcol e delle sue diverse forme. In un contesto in cui le politiche europee cercano di limitare il consumo di alcol, è essenziale che i settori vinicolo e distillatorio trovino un terreno comune per promuovere un consumo responsabile e consapevole. La sfida consiste nel farlo senza alimentare stereotipi o falsi miti, mantenendo un dialogo aperto e costruttivo che possa giovare a tutti gli attori coinvolti.

Redazione Vinamundi

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