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Angelo Gaja rivela: Mi sono ricreduto sui Piwi e i vini dealcolati nelle Doc

Il mondo della viticoltura è in continua evoluzione, e i cambiamenti climatici, insieme alle sfide del mercato, richiedono una riflessione profonda e un adattamento costante. Questo è il contesto in cui Angelo Gaja, uno dei più influenti produttori di vino in Italia e nel mondo, ha inaugurato l’anno accademico dell’Accademia italiana della vite e del vino di Alba. Durante la sua prolusione, Gaja ha affrontato temi cruciali, dai mutamenti nella produzione vinicola alle nuove modalità di comunicazione, evidenziando la necessità di una visione lungimirante nel settore.

Cambiamento climatico e adattamento

Uno dei punti chiave del suo intervento riguarda il cambiamento climatico e le sue ripercussioni sulla vite. Gaja ha sottolineato l’importanza di convivere con questa nuova realtà, riconoscendo che i patogeni diventano sempre più aggressivi e che non è possibile eliminarli completamente. “Dobbiamo imparare a convivere con il cambiamento climatico”, ha affermato, “e questo richiede una capacità di adattamento sia nel vigneto che in cantina”. Tra le strategie suggerite, vi è quella di:

  1. Posizionare i vigneti in altitudine.
  2. Preservare gli ecosistemi forestali esistenti.

La questione dei vitigni resistenti

Il tema dei vitigni resistenti, noti anche come Piwi (dal tedesco “pilzwiderstandsfähige”, ovvero resistenti ai funghi), ha suscitato un acceso dibattito. Gaja ha espresso chiaramente la sua opposizione all’inserimento di questi vitigni nelle Denominazioni di Origine Controllata (DOC). Attualmente, in Italia esiste un divieto che impedisce l’uso dei Piwi nelle DOC, mentre paesi come Francia e Germania hanno già iniziato a integrarli nelle loro pratiche vitivinicole. “Proteggere i vecchi vigneti che producono vini di qualità è fondamentale”, ha dichiarato Gaja, “e l’introduzione dei vitigni resistenti nelle DOC rappresenterebbe un’inaccettabile omologazione e un’influenza negativa sulla diversità e tipicità delle nostre produzioni”.

La posizione di Gaja è particolarmente rilevante in un momento in cui si discute una proposta di legge che potrebbe eliminare il divieto attuale, mettendo in discussione le tradizioni e le pratiche storiche della viticoltura italiana. Il produttore piemontese ha insistito sul fatto che la qualità e l’autenticità sono aspetti imprescindibili dei vini italiani, e che l’introduzione dei Piwi potrebbe compromettere questa eredità.

L’apertura verso i vini dealcolati

Un aspetto sorprendente del discorso di Gaja è stata la sua apertura nei confronti dei vini dealcolati. Inizialmente scettico riguardo a questa tipologia di vino, ha rivelato di aver cambiato idea, riconoscendo il potenziale positivo di questi prodotti. “La ricerca sta migliorando i metodi di produzione dei vini dealcolati”, ha affermato. Questo cambiamento di opinione è significativo, soprattutto in un contesto in cui il vino sta affrontando sfide legate alla salute pubblica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente classificato l’alcol come “veleno”, sottolineando che i rischi legati al consumo eccessivo possono avere gravi conseguenze per la salute. Gaja ha affermato che è necessario rimodulare il messaggio sul consumo di vino, promuovendo un approccio di moderazione e consapevolezza.

In questa ottica, i vini dealcolati possono rappresentare una valida opzione per coloro che desiderano godere del vino senza gli effetti collaterali dell’alcol. La capacità di rispondere alle crescenti preoccupazioni riguardo al consumo di alcol è cruciale per il futuro dell’industria vinicola. Gaja ha sottolineato l’importanza di comunicare in modo efficace, evidenziando che il settore deve essere pronto a innovare e a rispondere alle domande dei consumatori.

Infine, Gaja ha affrontato il tema delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale nel mondo della viticoltura. Sebbene ci siano molte incertezze riguardo a questi strumenti, il produttore ha espresso un atteggiamento aperto verso l’innovazione. “L’intelligenza artificiale stimolerà la creatività”, ha affermato, “e abbiamo bisogno di creatività nel nostro settore”. Tecnologie come il naso artificiale potrebbero contribuire a misurare variabili come l’acidità e il tannino, sebbene Gaja esprima la convinzione che l’eleganza del vino rimanga un attributo insostituibile dell’intervento umano.

Gaja ha recentemente ricevuto il riconoscimento di accademico onorario dell’Accademia italiana della vite e del vino, un onore che sottolinea il suo impegno e la sua influenza nel settore. Insieme a figure illustri come Oscar Farinetti e Ferdinando Frescobaldi, questo riconoscimento riflette non solo il suo contributo alla viticoltura, ma anche la sua visione per un futuro in cui tradizione e innovazione possano coesistere.

Redazione Vinamundi

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