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Accordo storico tra Usa e Ue sui dazi: reazioni e impatti futuri

Il recente accordo sui dazi Usa-Ue ha generato reazioni contrastanti nel settore vitivinicolo italiano. A partire dal 1° agosto, le esportazioni di vini italiani negli Stati Uniti saranno soggette a una tariffa del 15%. Sebbene questo provvedimento migliori la situazione rispetto a precedenti ipotesi di un dazio del 30%, i rappresentanti del comparto lo giudicano insufficiente e attendono il testo finale dell’accordo per una valutazione più approfondita.

Luca Frescobaldi, presidente della Unione Italiana Vini (Uiv), ha espresso il suo disappunto, affermando: «Con i dazi al 15%, il bicchiere rimarrà mezzo vuoto per almeno l’80% del vino italiano». Frescobaldi ha sottolineato che il danno stimato per le aziende italiane potrebbe raggiungere circa 317 milioni di euro nei prossimi 12 mesi. In parallelo, i partner commerciali statunitensi potrebbero vedere un mancato guadagno che si avvicina a 1,7 miliardi di dollari. La situazione potrebbe diventare ancora più critica, con un potenziale aumento del danno fino a 460 milioni di euro se il dollaro dovesse mantenere il suo attuale livello di svalutazione.

L’importanza del settore vitivinicolo

Il vino rappresenta una delle voci più importanti delle esportazioni italiane. Frescobaldi ha aggiunto che, nonostante l’accordo possa aver alleviato alcune incertezze, le conseguenze economiche lungo la filiera saranno significative. A inizio anno, il prezzo di una bottiglia di vino italiano che usciva dalla cantina a 5 euro veniva venduta a 11,5 dollari. Con l’introduzione del nuovo dazio e la svalutazione della moneta statunitense, il prezzo al consumatore finale potrebbe salire a quasi 15 dollari, con un incremento percentuale che passerebbe dal 123% al 186%.

Secondo l’Osservatorio Uiv, il prezzo di una bottiglia da 5 euro potrebbe tradursi in un costo al tavolo di un ristorante statunitense di circa 60 dollari, un aumento insostenibile per molti consumatori americani. Paolo Castelletti, segretario generale di Uiv, ha affermato che non si può considerare soddisfacente l’accordo attuale. Sebbene il dazio del 15% sia inferiore rispetto alle stime precedenti, risulta comunque eccessivo rispetto ai livelli pre-dazio, che erano quasi nulli.

L’esposizione dell’Italia rispetto agli altri paesi

Un altro aspetto critico è la maggiore esposizione dell’Italia rispetto ad altri paesi europei. Il 24% delle esportazioni italiane di vino è diretto verso gli Stati Uniti, rispetto al 20% della Francia e all’11% della Spagna. Questa differenza di esposizione rende l’Italia particolarmente vulnerabile agli effetti dei nuovi dazi. Inoltre, la maggior parte dei vini italiani è collocata nelle fasce di prezzo più accessibili, con l’80% delle bottiglie vendute a un prezzo franco cantina di 4,2 euro al litro, mentre solo il 2% rientra nella categoria superpremium.

Secondo l’Osservatorio Uiv, circa il 76% delle 482 milioni di bottiglie inviate negli Stati Uniti nel 2022 si trova in “zona rossa”, con un’esposizione superiore al 20% rispetto al totale delle spedizioni. Le varietà più colpite includono:

  1. Moscato d’Asti (60%)
  2. Pinot grigio (48%)
  3. Chianti Classico (46%)
  4. Brunello di Montalcino (31%)

Quest’ultimo rappresenta uno dei simboli più noti del vino italiano nel mercato americano e, come evidenziato da Giacomo Bartolommei, presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, i dazi al 15% potrebbero infliggere un duro colpo a questo settore.

Bartolommei ha dichiarato: «Il mercato americano vale il 30% delle nostre esportazioni, pari a oltre 3 milioni di bottiglie. Sarà difficile riallocare l’invenduto su altre piazze». Per questo motivo, è fondamentale avviare nuovi negoziati commerciali, come quello con il Mercosur, per esplorare nuove opportunità di mercato.

Strategie di promozione e futuro del settore

Nonostante le difficoltà, il Consorzio del vino Brunello di Montalcino continuerà a presidiare il mercato statunitense, confermando già eventi significativi come il “Benvenuto Brunello” a New York e la partecipazione al festival Food e Wine ad Aspen, uno dei più prestigiosi nel settore enogastronomico negli Stati Uniti. Parallelamente, si sta lavorando su un piano di promozione intensificato in Asia, un mercato che sta guadagnando sempre più importanza per le aziende vinicole italiane.

In conclusione, l’accordo sui dazi tra Ue e Usa rappresenta un passo avanti ma solleva anche numerose preoccupazioni per il settore vitivinicolo italiano, che si trova ad affrontare sfide significative in un mercato sempre più competitivo e complesso. Le reazioni di produttori e associazioni di categoria evidenziano la necessità di strategie di adattamento e di nuove opportunità per garantire la sostenibilità di un comparto fondamentale per l’economia italiana.

Redazione Vinamundi

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