Approfondimento

Mal di testa da vino, le cause e i miti da sfatare

A volte può capitare di ritrovarsi con un fastidioso mal di testa dopo aver bevuto qualche calice di vino.

Si tratta di una reazione che varia da persona a persona, ma che, di base, ha delle cause comuni.

Proviamo allora a capire più nel dettaglio qual è la correlazione tra il vino e il mal di testa, cogliendo l’occasione per sfatare anche qualche falso mito radicato nella cultura popolare.

Vino e mal di testa: cosa li lega?

Gli ultimi a provare a indagare quale principio di correlazione esista tra il bere vino e sviluppare un mal di testa sono stati alcuni studiosi ed esperti del Dipartimento Viticoltura ed Enologia dell’Università della California-Davis.

Immagine | Unsplash @KelseyKnight – Vinamundi.it

Il team di analisi, nello specifico, ha provato a capire quali siano le cause del mal di testa da vino, oltre che delle sensazioni di calore che alcuni soggetti avvertono subito dopo aver bevuto qualche calice di rosso (anche in quantità modesta, ndr).

I risultati ottenuti sono stati poi pubblicati il 20 novembre scorso sulla nota rivista di settore Scientific Reports, provando così a fare maggiore chiarezza sul tema.

Innanzitutto, è opportuno specificare come il mal di testa da vino sia definito dagli esperti come una tipologia di cefalea immediata o primaria, dal momento che questo disturbo si manifesta in un breve lasso di tempo, solitamente rientrante nelle tre ore successive alla bevuta.

Si tratta quindi di un tipo di cefalea diversa da quella secondaria, la quale si manifesta invece tra le cinque e le dodici ore successive e la cui causa prevalente è quasi sempre un consumo eccessivo di alcol in un breve intervallo di tempo (una sbornia, ndr).

Tornando allo studio di cui vi abbiamo accennato in precedenza, i ricercatori dell’Università della California-Davis hanno analizzato proprio il mal di testa primario da vino rosso (il primo tipo di cefalea di cui sopra, ndr), individuando la sostanza che lo provoca.

Si tratta nello specifico della quercetina, un composto appartenente alla famiglia dei flavonoidi e dalle svariate proprietà benefiche, soprattutto antiossidanti e antinfiammatorie.

La quercetina è una sostanza che si trova in molte varietà di frutta e verdura, tra queste anche l’uva.

Quest’ultima possiede la quercetina in quantità maggiori o minori a seconda di molteplici fattori, quali, per esempio, la natura del vitigno di provenienza (è maggiore nei vitigni a bacca rossa, ndr) o l’esposizione dei grappoli ai raggi del Sole (più sono esposti, più quercetina avrà l’uva, ndr).

A incidere sono poi anche altri fattori nel corso del processo di vinificazione, come una macerazione prolungata o un lungo invecchiamento, entrambi casistiche che aumentano il livello di quercetina presente nel vino.

Sorge allora spontanea una domanda.

Se si tratta di una sostanza dalle proprietà benefiche, perché provoca il mal di testa nelle persone?

Stando a quanto riportato dal team di studiosi della California, la quercetina può finire col causare un mal di testa primario, nei soggetti più sensibili, interferendo con il metabolismo dell’alcol.

Ciò avviene in quanto il corpo umano trasforma la quercetina in un suo derivato, ovvero la quercetina-3-glucuronide, sostanza che a sua volta finisce poi con l’ostacolare proprio il metabolismo dell’alcol.

Essa inibisce infatti l’azione dell’enzima ALDH2, il quale di solito scompone le molecole di acetaldeide.

Questo processo comporta quindi un aumento dei livelli proprio di acetaldeide nell’organismo umano.

Il risultato finale? Questa tossina provoca sensazioni di calore e mal di testa.

Secondo quanto riportato dai ricercatori dell’Università della California-Davis, il mal di testa da vino è quindi causato da una serie di reazioni, la cui fonte di innesco iniziale è la presenza della quercetina nel vino stesso.

Parliamo di reazioni che possono avvenire anche dopo aver bevuto minime quantità di fluido. Esse non si legano necessariamente a un abuso di alcol.

Falsi miti da sfatare

Basandoci su quanto appena raccontato nel paragrafo precedente, possiamo affermare che un primo falso mito da sfatare sia quello per cui il mal di testa da vino derivi sempre da un abuso di questo alcolico.

Come visto, a provocare la cefalea primaria non è la quantità di vino bevuta, bensì la catena di reazioni provocate dalla quercetina, motivo per cui non è sempre corretto dire che si ha mal di testa perché si è bevuto troppo.

Immagine | Unsplash @RikkiaHughes – Vinamundi.it

È però giusto anche ricordare come a provocare il mal di testa a volte possa essere un’intossicazione da alcol, la quale può comportare conseguenze fisiologiche e patologiche spiacevoli e gravi.

Altro falso mito è quello che per anni ha visto i solfiti come principali responsabili della comparsa del mal di testa da vino.

Visto il loro largo impiego nell’industria alimentare è però sbagliato pensare che siano proprio i solfiti a provocare la cefalea primaria.

Un’intossicazione da solfiti avviene solo in presenza di un abuso di alcol o, comunque, dopo averne bevuto in quantità elevate, sebbene sia anche giusto specificare come alcuni soggetti soffrano di un’ipersensibilità ai solfiti, causa di spiacevoli controindicazioni.

Per questo, sulle etichette delle bottiglie di vino viene posta la dicitura “contiene solfiti” quando il prodotto finito possiede un contenuto residuo superiore a 10 mg/litro, dove il vino per poter essere immesso sul mercato può contenerne al massimo 200 mg/litro.

Questa dicitura serve quindi a mettere in guardia chi è soggetto a un’ipersensibilità ai solfiti, sebbene il livello oltre al quale i solfiti iniziano a risultare tossici sia ben più alto, come indicato.

Entrando più nel dettaglio, diversi studi scientifici dimostrano come il limite massimo di assunzione quotidiana di solfiti debba essere pari a 0,7 mg/kg di peso corporeo.

Ne deriva che un uomo adulto di 70 kg di peso dovrebbe limitarsi ad assumere 49 mg di solfiti al gioco, ovvero due o tre bicchieri di vino.

Questo non perché i solfiti provocano mal di testa, ma perché una loro eccessiva assunzione prolungata nel tempo potrebbe portare a conseguenze da non sottovalutare.

Un accumulo esagerato di solfiti potrebbe, per esempio, finire con il provocare una ipersensibilizzazione, portando così i soggetti interessati a sentire prima gli effetti collaterali eventualmente legabili alla presenza di solfiti nel vino.

Esattamente ciò di cui abbiamo parlato in precedenza.

Chi soffre di disturbi di questo genere dovrebbe quindi prestare grande attenzione a quanto riportato sulle etichette dei vini, ma anche di alcuni alimenti, in quanto i solfiti si trovano anche nel cibo.

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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