Approfondimento

Vino italiano, esportazioni in calo ma i bianchi resistono

Secondo le analisi condotte dall’Osservatorio Uiv-Ismea basate sui dati Istat, nel corso del 2023 l’export complessivo del vino italiano ha evidenziato una tendenza alla diminuzione, con il Prosecco che ha svolto un ruolo trainante nel settore, registrando un aumento significativo e superando persino lo Champagne in Francia.

Foto | Unsplash @MadsEneqvist

Questi risultati mettono in luce le sfide affrontate dal settore vinicolo italiano, che si confronta con il terzo calo annuale del millennio. Tale situazione non è soltanto il risultato di variabili congiunturali, ma è anche dovuta a problematiche strutturali che coinvolgono i principali Paesi produttori di vino. L’industria vinicola si trova ad affrontare un periodo di trasformazione e adattamento, in cui è necessario individuare strategie efficaci per contrastare le difficoltà e capitalizzare sulle opportunità emergenti.

I numeri del calo

Le contrazioni più pronunciate si sono verificate nei vini fermi a denominazione in bottiglia, come le Dop e le Igp, che hanno registrato rispettivamente una diminuzione del 6,2% e del 4,3% rispetto alla media nazionale. Questo trend negativo è evidente anche a livello regionale, con diminuzioni significative nei principali territori vitivinicoli italiani, tra cui spiccano Veneto, Toscana e Piemonte.

In particolare, i vini rossi hanno subito un calo maggiore, con una diminuzione dell’8% per le Dop e del 6% per le Igp. Questa tendenza si è riflessa anche sulle esportazioni di vini comuni in bottiglia, che hanno registrato una contrazione del 9%, contribuendo così a delineare una situazione complessivamente difficile per il settore.

Nonostante la diminuzione complessiva, l’Italia mantiene la sua leadership nei volumi esportati, sebbene si rilevino maggiori difficoltà per alcune tipologie di vino e per determinate aree produttive caratteristiche del made in Italy enologico. Tuttavia, è evidente la necessità di adottare misure volte a sostenere e promuovere la competitività del settore, sia sul mercato nazionale che su quello internazionale.

Cosa succede ai vini bianchi

Per quanto riguarda i vini bianchi, si sono verificate diminuzioni meno accentuate ma comunque significative. Tuttavia, si registrano segnali positivi, come il forte aumento delle esportazioni di vini sfusi, principalmente dirette verso la Germania, che rappresenta un mercato chiave per l’export vinicolo italiano.

Per quanto riguarda gli spumanti italiani, dopo anni di crescita costante, si è osservata una riduzione nei volumi esportati verso i principali mercati mondiali, come gli Stati Uniti e il Regno Unito, con una diminuzione rispettivamente del 12% e del 4,4%. Tuttavia, si è registrato un aumento significativo delle esportazioni in Francia, del 25%, trainato dall’effetto sostituzione dello Champagne con il Prosecco, che ha registrato un aumento del 21%.

Nel complesso, l’export del vino italiano ha mostrato una divisione netta tra i risultati all’interno e all’esterno dell’Unione Europea. Mentre all’interno dell’Ue si è registrato un aumento, al di fuori dell’Ue si è verificata una contrazione, con alcuni mercati chiave come gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Svizzera e il Canada che hanno mostrato tendenze negative.

La Germania si è distinta per una significativa crescita delle importazioni di vino italiano, grazie al boom dello sfuso, mentre altri importanti mercati hanno registrato una contrazione delle esportazioni. In conclusione, il settore vinicolo italiano affronta sfide significative e richiede un’attenzione particolare per evitare una perdita di competitività e per preservare il suo ruolo di traino per l’economia del Paese. È fondamentale adottare strategie mirate per superare le difficoltà strutturali e capitalizzare sulle opportunità offerte dai mercati internazionali in evoluzione.

Andrea Zoccolan

Nato a Milano nel 1990, mi sono occupato per circa dieci anni di giornalismo e comunicazione in ambito sportivo, per poi passare alla cronaca. Innamorato delle inquadrature di Yorgos Lanthimos, dei libri di Emmanuel Carrère e delle geometrie di Thiago Motta, la mia vera debolezza resta la cucina cinese

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