Approfondimento

Vino, chi deve assaggiarlo per primo al ristorante? Risponde il Galateo

Arriva il cameriere al tavolo e apre la bottiglia: “Chi assaggia?” e cala il gelo. Scopriamo come uscire da questa impasse grazie ai consigli del Galateo.

Nel contesto di un pranzo o una cena al ristorante, sorge spesso il dilemma riguardante chi debba assaggiare il vino scelto. Tale questione si presenta frequentemente quando, durante una cena con amici o familiari, si decide di ordinare una bottiglia di vino destinata all’assaggio, passaggio fondamentale perché il vino possa poi essere versato a tutti i commensali

Foto | unsplash @klarakulikova

Questo scenario induce a domandarsi chi debba essere il primo a bere il vino e quale commensale debba assumersi tale responsabilità. Tipicamente, si ricorre al consueto scambio di cortesie, in cui ciascuno propone l’altro come degustatore, quasi a sfuggire dall’onere di formulare un giudizio. Tale indecisione può comportare una perdita di tempo considerevole nell’individuare il commensale incaricato della degustazione. Tuttavia, secondo le linee guida del Galateo, esiste una gerarchia dei potenziali degustatori che dovrebbe essere seguita per evitare prolungate esitazioni e situazioni imbarazzanti.

A chi spetta l’assaggio?

A seconda della tipologia del locale e della compagnia presente al tavolo, infatti, esistono precise regole che stabiliscono il degustatore designato. Se il ristorante prevede la figura del sommelier, esperto nella selezione e presentazione dei vini, spetta a lui l’assaggio iniziale della bottiglia, accompagnato da una dettagliata descrizione. È consigliabile consultare il sommelier anche durante la selezione del vino per ottenere un parere professionale.
Tuttavia, se il sommelier non è disponibile, il compito della degustazione ricade su chi ha ordinato il vino. Di solito, colui che ha effettuato la scelta della bottiglia è anche il più competente in materia. In caso contrario, è possibile delegare l’assaggio a un altro commensale ritenuto più esperto. Inoltre, è possibile richiedere al sommelier o, in sua assenza, al personale del ristorante, un parere sul vino selezionato per ottenere ulteriori conferme.

Perché si assaggia il vino

L’assaggio del vino al ristorante serve principalmente a due scopi. Verifica della qualità: porre alla bocca un piccolo quantitativo di vino prima degli altri commensali consente di accertare che il nostro nettare sia privo di difetti o contaminazioni che potrebbero comprometterne la qualità. Il sommelier o chi ha ordinato il vino esegue questa valutazione per garantire che il prodotto servito sia conforme alle aspettative del cliente. Una volta verificata la qualità del vino, l’assaggio serve anche a confermare che lo stesso sia adatto al gusto e alle preferenze del gruppo di commensali. Questo assicura che la bottiglia ordinata soddisfi le aspettative e contribuisca a migliorare l’esperienza complessiva della cena.

Cosa fare se il vino risulta alterato

Ma cosa succede se il vino che abbiamo assaggiato risulta alterato, e come il più classico dei casi: “sa di tappo”? La prima cosa da fare è informare il personale, comunicando immediatamente al cameriere o al sommelier che la bottiglia di vino non è di buona qualità o presenta difetti. Si potrà quindi chiedere di sostituire la bottiglia di vino con un’altra scelta dalla carta, spiegando le ragioni per cui ritieni che la bottiglia sia difettosa. Di conseguenza accetta le soluzioni offerte: il personale potrebbe proporre alternative per risolvere la situazione, come offrire un’altra bottiglia dello stesso vino (se disponibile) o suggerire un’altra scelta dalla carta. Valuta le opzioni offerte e accetta quella che ritieni più appropriata. Anche se sei deluso dalla qualità del vino, mantieni sempre un comportamento cortese e rispettoso nei confronti del personale del ristorante. Evita di essere irrispettoso o offensivo, in quanto ciò potrebbe compromettere la tua esperienza complessiva al ristorante.

Andrea Zoccolan

Nato a Milano nel 1990, mi sono occupato per circa dieci anni di giornalismo e comunicazione in ambito sportivo, per poi passare alla cronaca. Innamorato delle inquadrature di Yorgos Lanthimos, dei libri di Emmanuel Carrère e delle geometrie di Thiago Motta, la mia vera debolezza resta la cucina cinese

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