Approfondimento

Qual è l’impatto del vino sul cervello? I risultati di uno studio condotto sui sommelier

Un nuovo studio condotto sui sommelier potrebbe rimodellare una celebre frase, in cui le protagoniste sono le mele, in “un bicchiere di vino al giorno fa molto bene al cervello”. Ebbene sì, per quanto sia necessario sottolineare che l’alcool, se consumato in quantità esagerate, può nuocere al nostro organismo, una recente ricerca ha dimostrato come la convinzione che consumare un bicchiere di vino ogni giorno, o, in questo caso, diventare sommelier, abbia diversi benefici, non sia assolutamente errata. Ma per capire meglio la questione, vediamo i risultati di questo studio e le conclusioni degli esperti.

Ecco perché diventare sommelier potrebbe essere la scelta giusta per il vostro cervello

Una recente ricerca sulla percezione cerebrale durante la degustazione del vino ha rivelato che la formazione dei sommelier non solo affina il palato, ma modifica anche la struttura cerebrale stessa. Lo studio, intitolato “Sniffing out meaning: Chemosensory and semantic neural network changes in sommeliers“, che in italiano potrebbe essere tradotto “Scoprire il significato: Cambiamenti nella rete neurale chemosensoriale e semantica nei sommelier“, ha esaminato se la risposta cerebrale alla degustazione del vino varia tra i sommelier e coloro che non sono esperti.

Sommelier | Pixabay @yula – Vinamundi

Gli studiosi volevano determinare se i sommelier non solo fossero in grado di percepire in modo più sofisticato le sfumature dei vini, ma anche se fossero in grado di tradurle in descrizioni verbali più complesse. Inoltre, hanno identificato differenze strutturali nel cervello tra i sommelier e i bevitori non esperti di vino. Vediamo quali sono.

Le differenze tra il cervello di un bevitore di vini non esperto e un sommelier

Gli studiosi miravano a comprendere se i sommelier fossero in grado non solo di percepire con maggiore precisione le sfumature dei vini, ma anche di descriverle in modo più articolato. In questo modo hanno individuato variazioni strutturali nel cervello tra i sommelier e coloro che occasionalmente bevono vino.

Le conclusioni della ricerca hanno altresì evidenziato che i sommelier e i bevitori occasionali attivano regioni cerebrali differenti durante la degustazione del vino. I sommelier, infatti, coinvolgono non solo la corteccia frontale, ma anche le regioni del cervello legate al linguaggio e al gusto, creando connessioni tra i due aspetti, mentre i bevitori occasionali utilizzano maggiormente la corteccia frontale, il che denoterebbe un maggiore sforzo celebrale durante la bevuta.

Manuel Carreiras, direttore scientifico del Basque Center on Cognition, Brain and Language, che ha guidato lo studio, ha dichiarato: “Questa indagine rappresenta uno dei pochi esperimenti che ha esplorato la struttura e il funzionamento cerebrale dei sommelier durante le degustazioni. I nostri risultati indicano che l’esperienza nella degustazione del vino probabilmente influenza sia i circuiti della percezione gustativa che quelli del linguaggio, portando a una maggiore abilità nel riconoscimento dei sapori, come dimostrato dai sommelier durante le degustazioni alla cieca“.

Gli scienziati hanno utilizzato l’analisi di risonanza magnetica funzionale per esaminare le differenze nel modo in cui i sommelier e i bevitori occasionali di vino utilizzano il cervello durante la degustazione.

Lo studio ha coinvolto 28 volontari adulti sani, suddivisi tra sommelier esperti e bevitori occasionali di vino. Sono stati sottoposti alla degustazione di quattro vini spagnoli mentre erano sottoposti a risonanza magnetica, valutando la complessità di ciascun vino.

Successivamente, la loro capacità di giudicare la complessità è stata testata nuovamente, al di fuori della risonanza magnetica, per misurare la sensibilità dei sommelier alle sfumature di sapore e aroma del vino.

In dettaglio, i partecipanti hanno degustato un Chenin Blanc del Penedès, un Godello di Valdeorras, un Ribera del Duero Tinta del país e un rosso del Priorat composto da Garnacha, Cabernet Sauvignon, Syrah e Cariñena, come precisato da Gambero Rosso. “Abbiamo osservato differenze funzionali – si legge nello studio – tra sommelier e consumatori non esperti che coinvolgono il circuito sensoriale del gusto, ma anche regioni cerebrali coinvolte nelle elaborazioni semantiche. Le prime riflettono una capacità di elaborazione sensoriale differenziata, mentre le seconde evidenziano la capacità dei sommelier di focalizzare l’attenzione su input sensoriali rilevanti e di tradurli in descrizioni verbali complesse“. Insomma, sembra che il vino abbia benefici anche sul cervello, e non ci sono dubbi al riguardo. Ma quali sono gli altri benefici?

Tutti i benefici del vino sull’organismo

Cogliendo l’occasione per ricordare che un consumo eccessivo di vino (e alcool in generale) sia assolutamente pericoloso per la nostra salute, vediamo in modo sintetico quali sono tutti i benefici del vino sul nostro organismo.

Il consumo moderato di vino può favorire la salute cardiovascolare e cerebrale, contribuendo anche a una potenziale prolungamento della vita. Diversi studi hanno dimostrato una maggiore longevità tra coloro che consumano moderatamente vino rispetto a coloro che non lo fanno o lo fanno in eccesso.

Effetti del consumo di vino | Pixabay @Lizalica – Vinamundi

Ricerche cliniche ed epidemiologiche hanno evidenziato i benefici del vino per il cuore e i vasi sanguigni, grazie ai polifenoli, in particolare al resveratrolo. Tuttavia, è importante notare che non tutti i vini offrono gli stessi vantaggi, poiché gli antiossidanti sono più abbondanti nei vini rossi invecchiati rispetto ai bianchi o ai vini giovani.

I componenti del vino possono agire in diversi modi, tra cui un effetto antiossidante e anti-invecchiamento, un impatto positivo sui livelli di colesterolo, trigliceridi e glicemia, un aumento della sensibilità all’insulina nei tessuti e un’azione fibrinolitica e antitrombotica.

È stato ipotizzato che il vino possa giocare un ruolo protettivo anche contro il morbo di Alzheimer e altre condizioni degenerative del sistema nervoso, grazie agli antiossidanti e soprattutto al resveratrolo.

Inoltre, l’assunzione moderata di vino sembra avere effetti benefici sulle ossa, contrastando l’osteoporosi sia negli uomini che nelle donne. Alcuni studi hanno suggerito che il vino bianco potrebbe contribuire alla prevenzione delle malattie reumatiche grazie al tirosolo e all’acido caffeico, che hanno proprietà anti-infiammatorie.

Anche il vino rosso sembra possedere benefici contro la calcolosi della colecisti e alcuni tipi di cancro, ma è necessario attendere ulteriori studi per confermare tali ipotesi.

Quali sono gli effetti di un consumo elevato di vino (e alcool in generale)?

L’assunzione giornaliera di dosi elevate di alcol ha conseguenze sia a breve che a lungo termine sull’organismo. A breve termine, può causare mal di testa intenso, nausea, vomito, euforia, perdita di inibizioni, bruciore di stomaco, nervosismo e irrequietezza.

Bere regolarmente alcolici ogni giorno per un lungo periodo può portare a gravi e croniche conseguenze, che possono aggravare patologie preesistenti. Il fegato è l’organo più colpito e danneggiato, con disturbi come il fegato grasso ed epatite alcolica, che possono progredire fino alla cirrosi epatica e al cancro. L’uso frequente di alcol può anche infiammare la mucosa gastrica, causando gastrite.

Il pancreas è un altro organo che subisce gli effetti negativi dell’abuso di alcol, con disturbi legati agli ormoni che regolano il metabolismo e agli enzimi digestivi. Possono svilupparsi pancreatiti e problemi digestivi.

Inoltre, l’abuso di alcol è associato ad un aumento della pressione sanguigna, ictus, malattie cardiache, aritmie e insufficienza cardiaca, oltre a aumentare il rischio di diabete e ipoglicemia a causa del rilascio di glucosio nel fegato.

Federico Liberi

Sono laureando in Psicologia dei processi sociali all’Università di Roma “La Sapienza”. La mia più grande passione insieme alla scrittura è il calcio, ma mi piace rimanere informato sullo sport a 360 gradi oltre che sull’attualità e la politica. Nel 2020 è stato pubblicato su Amazon un mio saggio sulla Programmazione Neuro-Linguistica.

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