Spesso quando siamo al bar ci viene chiesto se vogliamo una birra normale o doppio malto. Ma cosa significa? Ecco come vengono classificate le birre e quali sono gli errori più comuni che si fanno quando si parla di birra doppio malto.
Le birre sono divisibili in 5 tipologie, classificate in base al grado Plato, cioè la misura saccarometrica espressa e, quindi, il contenuto zuccherino che le distingue.
La prima tipologia è quella della birra analcolica, con contenuto saccarometrico in volume fra 3 e 8 e alcol non superiore all’1,2%. Poi c’è la birra leggera, con Plato fra 5 e 11 e alcol compreso tra 1,2% e 3,5%; quella normale, con grado saccarometrico di almeno 11 gradi e alcol dal 4,2 %; la birra speciale, con contenuto saccarometrico superiore a 13 e alcol non inferiore al 5% e infine la doppio malto, quando il Plato è superiore a 15 la percentuale alcolica parte dal 5,7%.
Una birra doppio malto è una birra che presenta un grado alcolico maggiore del 3,5% e un grado saccarometrico superiore a 15. Questa è una definizione di categoria presente solo nel nostro Paese, possiamo dire che si tratta di una birra tendenzialmente più alcolica. Si dice “doppio malto” perché, per preparare 1000 litri di birra di questo tipo, è necessario utilizzare un quantitativo di malto ben superiore a quello che andrebbe utilizzato per 1000 litri di birra normale. Non esattamente il doppio, ma comunque molto di più. È questa la tecnica che consente di ottenere maggiore quantità di zuccheri da sottoporre a fermentazione.
Sempre in riferimento alla legislazione in materia, va ricordato che esiste una tassazione relativa alla produzione di birra, che cresce in misura dei gradi Plato e dell’alcool presenti nella birra stessa. È per questi motivi che la denominazione “birra artigianale doppio malto” è un’invenzione italiana.
Nel passaggio dai confini della legislazione a quelli dell’uso comune, l’espressione “doppio malto” è stata travisata, alimentando molta confusione. Ancora oggi molte persone ordinano la pub una “doppio malto”, intendendo una birra ambrata piuttosto alcolica ma commettendo almeno due errori. Il primo è relativo al colore che, sfatando una credenza tristemente diffusa, non dipende dal contenuto alcolico: esistono birre scure che non raggiungo il 4% di alcol (ad esempio le Dark Mild) e birre chiare che possono tranquillamente andare in doppia cifra (tipo le Tripel belghe). Il colore invece dipende quasi esclusivamente dai malti utilizzati: le Stout sono scure perché realizzate con malti torrefatti, non perché risultano particolarmente forti e infatti difficilmente superano il 4,5%.
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