Storie

Vino e caffè hanno più in comune di quel che si potrebbe pensare

Cos’hanno in comune il caffè e il vino? Molto più di quello che pensi. Entrambi vengono prodotti dal frutto di una pianta, ma c’è qualcosa che li lega ancora di più e li rende molto simili. “Una cosa, più delle altre, mi preme approfondire, ovvero della innata capacità del caffè di accompagnare i pasti proprio come il vino“, ha detto uno degli ideatori di “Caffè & Vino”, un libro che ha l’obiettivo di spiegare il profondo legame di questi due affascinanti mondi.

Di cosa parla il libro?

L’obiettivo, sinteticamente, era quello di consegnare a sommeliers, addetti al settore caffè ed appassionati di gastronomia, uno strumento che consentisse di apprendere le tecniche di produzione, trasformazione e realizzazione dei prodotti ottenuti dalle due diverse piante“, spiegano gli ideatori. Ecco gli argomenti principali trattati nel libro:

  • storia alla botanica,
  • dai processi produttivi all’analisi sensoriale,
  • degli aspetti salutistici e lo studio dei rispettivi mercati,
  • scienza e formazione.

Caffè & Vino“, il legame tra due affascinanti mondi

Il testo contiene illustrazioni, disegni, vignette, info grafiche e mappe, che serviranno a rendere la lettura ancora più coinvolgente. Ma non è finita, questo affascinante rapporto tra vino e caffè ha ispirato anche un film documentario. “Siamo partiti, armati di microfoni e telecamere insieme al Team di NaNo Film, per costruire un film documentario figlio dell’opera letteraria, una testimonianza indelebile del percorso che il lettore farà, cioè lo splendido parallelo tra questi due mondi. Tanti gli spunti raccolti. A partire dalla pianta, accarezzata letteralmente dalle parole della Dott.sa Alessandra Viola, che ha introdotto il tema dei diritti e della necessità di approcciarsi ad esse come entità pensanti, agli stereotipi di genere, brillantemente spiegati dalla voce di Lorenzo Gasparrini. Numeri e date sono state il cuore del discorso del Prof. Stefano Castriota, mentre Sandro Bonacchi, Franco Mondi e Matteo Tagliaferri hanno portato le testimonianze di chi ha vissuto in piantagione. Passando agli organi di senso, significative le parole della Prof.sa Fiorella Sinesio e del Dott. Cosimo Taiti, in grado di annullare la distanza tra scienza e piacere. Dalla parte del consumatore e delle sue abitudini è intervenuta l’esperienza della Dott.sa Lodovica Bo“, hanno spiegato gli autori.

Caffè | pixabay @christoph – Vinamundi.it

In questo viaggio, non ancora terminato, abbiamo avuto modo di fare tante riflessioni, dalla meravigliosa somiglianza dei due mondi alla loro strana eterogeneità in alcuni aspetti“. L’idea nasce dalla volontà di dare al caffè l’importanza che merita. Sono ancora troppo pochi i ristoranti e gli hotel che non offrono la possibilità di consultare una carta dei caffè, proprio come quella dei vini. “Nonostante le sue tante sfumature aromatiche, e le sue possibili varianti in estrazione, corposità, temperatura, maggiore o minore acidità, dolcezza o amarezza non esiste a tutt’oggi una vera coscienza gustativa del caffè”, hanno continuato.

Cos’è l’Aromateller?

Se ci riflettiamo anche per il caffè, come per il vino, le fasi di degustazione sono assimilabili, si inizia con l’esame visivo, passando per l’olfattivo e concludendo con il gustativo. Da qui l’idea che ha visto The farmers ‐ Coffee Revolution People tra i protagonisti del festival Teatro del Gusto presentando il workshop intitolato ‘La vigna del caffè’, condotto dall’Ambassador Sandro Bonacchi e dal vinesperto Roberto Moradei. L’appuntamento ha permesso ai partecipanti di scoprire nei dettagli il parallelismo fra i due mondi agricoli del vino e del caffè attraverso il racconto della botanica, dei territori, delle tecniche di coltivazione e raccolta dei frutti, dei processi di lavorazione e trasformazione fino alla ricerca del flavore perfetto. Oggi non ci sogneremmo mai di entrare in un’enoteca e chiedere semplicemente ‘un vino’, eppure quando entriamo in una caffetteria spesso e volentieri chiediamo semplicemente ‘un caffè’ sorvolando sulla varietà, l’eventuale miscelatura, il tipo di tostatura che ci viene proposto, assaggiando quella tazza in modo inconsapevole, dando per certo che quel sapore dominato dal gusto amaro sia il vero sapore del caffè. Deve iniziare la rivoluzione del gusto, così com’è successo anni fa con il vino”, hanno raccontato Sandro Bonacchi e Roberto Moradei.

L’Aromateller quindi è un poco come la figura del sommelier, ma anche dell’oste, ossia quell’anello di congiunzione che collega la visione del vignaiolo con il consumatore finale; capace di descrivere il Flavore dei caffè, ovvero le percezioni organolettiche di aromi, gusto e corpo a tal punto che ognuno possa scegliere la tazzina che più corrisponde alle proprie preferenze per poi sentire finalmente piaceri mai provati in una tazza di caffè“, spiegano gli esperti.

Giuliana Presti

Laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale. Scrivo di cinema, cultura e attualità. Amo la fotografia e la buona musica

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