Il vino

Consigli di vini: Tenuta di Fiorano, Fioranello Bianco 2018

Alcune importanti aziende del vino italiano sono legate alla storia di famiglie di nobile lignaggio. Una di queste è la Tenuta di Fiorano del principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi. Nel sangue di Alessandrojacopo l’intreccio secolare dei Boncompagni e dei Ludovisi, duchi e principi, cardinali e papi (ricordiamo Papa Gregorio XIII, al secolo Ugo Boncompagni, e Papa Gregorio XV, nato Alessandro Ludovisi).

Immagine | Fioranello

La Tenuta di Fiorano è una delle pertinenze dei Boncompagni Ludovisi dedicata all’attività agricola. Duecento ettari di seminativi, oliveti e vigneti, condotti in regime di agricoltura biologica, sfruttando per la concimazione naturale, un tempo, il pascolo di bovini, più di recente, il pascolo di ovini. Un vero e proprio parco naturale sull’Appia Antica, sui terreni vulcanici delle pendici dei Colli Albani, alla periferia di Roma, che include i casali di Fioranello, dimore storiche che vale la pena visitare. Rifugio personale per la fuga dalla vita cittadina di Alessandrojacopo, la Tenuta accoglie uno dei progetti che lo coinvolgono di più: la produzione del vino di Fiorano.

Il Fioranello Bianco 2018

Il Fioranello Bianco è stato concepito proprio da Alessandrojacopo – assieme all’enologo Lorenzo Costantini, tra i più attenti conoscitori e sperimentatori delle potenzialità della viticoltura della campagna romana – come blend dei vitigni viognier e grechetto. Contemporaneamente nacque anche il Fioranello Rosso a base cabernet sauvignon. Il Fioranello Bianco e il Fioranello Rosso vanno ad affiancare la produzione storica della Tenuta, avviata a partire dagli anni Quaranta, di due vini culto per gli appassionati, ricercati e battuti all’asta nelle annate più risalenti: il Fiorano Bianco e il Fiorano Rosso.

Il Fioranello Bianco 2018 gioca tutto il suo appeal sul fascino aromatico dolce e sinuoso del viognier (gardenia, pesca bianca, mandarino) e sulla piacevolezza erbacea e floreale (timo e fiori di campo) del grechetto; al gusto tiene il punto con una grande prova di equilibrio, grazie a un solido asse portante di salinità che bilancia le componenti più morbide del blend. Pulizia esecutiva e semplicità d’approccio completano il carattere gioioso ed espansivo di questo vino bianco, lavorato esclusivamente in acciaio. In etichetta non manca il richiamo al blasone di famiglia: il drago dei Boncompagni e le tre bande dei Ludovisi.

Immagine | Pixabay

Quello di viognier e grechetto è un blend di vitigni raro, e forse unico, che sta dimostrando un grande adattamento ai terreni vulcanici, eredità del Vulcano Laziale, e che sta rispondendo positivamente al graduale innalzamento delle temperature: l’assaggio di qualche annata prodotta dal 2007 in poi, sia di Fioranello Bianco sia di Fiorano Bianco, può essere un buon testimone di questo assunto.

Monica Coluccia

Romana d’adozione, sommelier dal 2004, ha collaborato per circa dieci anni alla realizzazione degli eventi del vino nella Capitale e alla redazione di riviste e guide di settore di diffusione nazionale (Duemilavini, Bibenda, AIS-Vitae, L’Espresso). Dal 2014 presta l’esperienza acquisita alla comunicazione del vino in contesti professionali con seminari di degustazione in tutta Italia, potendo offrire una profonda conoscenza sui territori vitivinicoli italiani e francesi in generale. Lo Champagne ha fatto breccia nel suo percorso professionale lavorando per la guida Le Migliori 99 Maison di Champagne. Scrive per gli appassionati del vino su vinotype.it e intralcio.it

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