Il vino

Alla scoperta del Ribona, il vino marchigiano ‘sconosciuto’

È ormai da tempo che le Marche si sono ritagliate uno spazio nel mondo del vino. Conosciute soprattutto per il Verdicchio, un prodotto ormai bevuto e riconosciuto a livello internazionale, si sono fatte spazio nel settore anche per il Pecorino, il Bianchello del Metauro, o per la Passerina, tutti vini bianchi molto pregiati ma decisi al palato, tipica caratteristica dei prodotti marchigiani. C’è però un vino meno conosciuto che merita un capitolo a parte, e che sta emergendo nell’ultimo periodo: il Ribona. Ottenuto da uve Maceratino, questo è stato rilanciato con grande orgoglio e fiducia da una sempre più folta schiera di produttori del maceratese.

Sicuramente meno conosciuto, e quindi sicuramente più apprezzato dai cultori delle ‘piccole produzioni’, questo ha però tutte le carte in regola per affermarsi nel mercato vinicolo. Ma da dove nasce il nome ‘Ribona’? Questo veniva utilizzato in passato per sottolineare la qualità di un vino: per l’appunto ‘ri-bona’, quindi due volte buono. Nello specifico, il Ribona nacque per mano dei contadini marchigiani che, presi i migliori grappi d’uva, li facevano appassire brevemente in cantina per aggiungere poi i chicchi sgranati ai mosti. Grazie agli zuccheri presenti nei chicchi, il vino fermentava nuovamente, divenendo più longevo. Questo specifico processo era chiamato ‘fare le grane’.

La nascita del Ribona

Fu poi Bruno Bruni, noto ampelografo marchigiano creatore di vari incroci, che il vitigno venne identificato come Maceratese. Da qui, dunque, vennero registrati diversi sinonimi: Greco, Maceratino, Montecchiese, Matelicano, Greco-Maceratese e, appunto, Ribona. Tuttavia, solo nel 1970 quest’ultimo fu incluso nel registro nazionale delle varietà d’uva, con la sigla Ribona DOC. Quest’uva venne utilizzata nella nella produzione del Colli Maceratesi DOC Bianco e del Colli Maceratesi Doc Ribona.

Immagine | Pixabay @casc – Vinamundi.it

Ma quali sono le caratteristiche di questo vitigno? Partiamo col dire che è una specie dal germogliamento tardivo. La vendemmia, infatti, varia molto in base all’andamento stagionale, ma avviene solitamente tra la metà e la fine di settembre. Nello specifico, questo viene coltivato in un’area che si estende per la maggior parte nella provincia di Macerata, e in parte nel comune di Loreto. Il clima della zona è temperato ma variegato, con la prossimità del mare che, in parte, lo influenza.

Che gusto ha il Ribona

Definito dagli esperti un vino unico, ma per i palati fini, questo contiene delle note floreali, agrumate e, talvolta, iodate. Con un sorso che rimane slanciato e vibrante, il Ribona ha una struttura forte, elegante e personale, che gli permette di inserirsi nel novero delle eccellenza regionali e nazionali. Dall’equilibrio aromatico, grazie alla sua freschezza, eleganza olfattiva e agilità, profondità e persistenza di sorso, manca solo una dettaglio per la sua piena affermazione sul mercato: la consapevolezza della qualità del prodotto. Questa, ovviamente, piano piano arriverà, anche grazie al lavoro dei produttori stessi. A dimostrazione di ciò, sul sito ribona.it, lanciato proprio da un gruppo di viticoltori che credono fortemente in questo vino, potete trovare tutte le peculiarità di questo prodotto unico ma di grande pregio. 

Tra le realtà coinvolte nella valorizzazione di questo vino, segnaliamo: Azienda Agricola Boccadigabbia; Conti Degli Azzoni; Fattoria Forano; Fontezoppa; Andrea Giorgetti; Il Pollenza; San Michele Arcangelo; Saputi; Sant’Isidoro.

Lavinia Nocelli

Sono una fotogiornalista di Senigallia. Mi occupo di salute mentale, migrazioni e conflitti sociali: ho realizzato reportage nei campi profughi di Calais e Dunkerque, in Romania, Ucraina e Albania, a bordo della Sea Watch e in Irlanda del Nord. Collaboro con The Independent, Il Manifesto, Lifegate, TPI, InsideOver, Skytg24, e Good Morning Italia, tra gli altri

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