
Il futuro del vino italiano: come le alte giacenze influenzano il mercato e le rese del 2025
Il mercato del vino italiano si trova attualmente in una fase di grande incertezza, caratterizzata da giacenze elevate e un rallentamento dei consumi interni. Questa situazione è aggravata da sfide globali che influenzano le esportazioni, come le difficoltà economiche e l’interesse crescente per stili di vita salutari. Di conseguenza, i consumi di vino sono in calo, mentre tensioni internazionali, tra cui dazi e conflitti, complicano ulteriormente il panorama commerciale. Secondo i dati dell’“Osservatorio su Cantina Italia” dell’ICQRF, le cantine italiane devono gestire una vendemmia del 2024 ancora presente, con giacenze di 43,6 milioni di ettolitri al 30 giugno 2025.
Le organizzazioni rappresentative del settore, come Federvini e Unione Italiana Vini (UIV), hanno espresso preoccupazioni per questa situazione, sollecitando misure che includano riduzioni delle rese e discussioni su eventuali espianti. Recentemente, il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha dichiarato la sua disponibilità a esplorare misure di emergenza, pur sottolineando che la crisi non è ancora evidente. Ha evidenziato come, nonostante le attuali difficoltà, il vino italiano abbia raggiunto record di esportazione negli ultimi anni.
Strategie regionali per affrontare le sfide
In questo contesto, le diverse regioni vitivinicole italiane stanno adottando strategie specifiche per affrontare le sfide. Ecco alcune delle misure più significative:
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Piemonte: Il Consorzio della Barbera d’Asti ha avviato un monitoraggio delle giacenze per la distillazione, evidenziando un calo degli scambi sia in volume che in valore, simile a quanto accaduto durante la crisi finanziaria del 2008 e l’emergenza Covid-19 nel 2020.
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Marche: L’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT) ha deciso di confermare lo stoccaggio per la Doc Verdicchio dei Castelli di Jesi fino al 30 giugno 2026, a salvaguardia del mercato. La misura prevede che lo stoccaggio si attivi a partire dai 110 quintali per ettaro, con un limite di 30 quintali per ettaro.
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Toscana: Si stanno discutendo misure come la distillazione e l’estirpazione volontaria dei vigneti meno produttivi. Il Chianti Docg, la più grande denominazione di vino rosso della Toscana, ha stabilito un taglio delle rese del 20% per il 2025 e ha chiesto di congelare le autorizzazioni per nuovi vigneti per i prossimi cinque anni.
La situazione del Pinot Grigio e del Verdicchio
Anche il Pinot Grigio delle Venezie, la più grande denominazione bianchista d’Italia, sta affrontando una situazione simile. Il Consorzio ha recentemente deciso di ridurre la resa massima da 180 a 170 quintali per ettaro e ha confermato misure di stoccaggio per gestire l’offerta. Per la campagna 2025/2026, il prodotto libero potrà raggiungere i 150 quintali per ettaro, mentre fino a 20 quintali/ettaro potranno essere destinati a stoccaggio.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi ha visto nel 2023 la sua quota di export superare quella delle vendite interne, confermando il suo appeal sui mercati esteri, specialmente in Europa e Asia. Queste misure di contenimento dell’offerta sono fondamentali in un contesto globale già difficile, dove i dazi al 30% imposti dall’amministrazione Trump potrebbero danneggiare pesantemente non solo il mercato americano, ma anche quello europeo.
Il panorama del vino italiano è complesso e, sebbene non si possa parlare di una crisi irreversibile, è evidente che il settore sta vivendo una delle fasi più delicate della sua storia recente. Le misure adottate dalle varie regioni e consorzi rappresentano risposte a una situazione che continua a evolversi, con l’auspicio di una ripresa che possa portare a un equilibrio sostenibile nel mercato.